venerdì 26 ottobre 2018

Verba volant, scripta manent

Desidero spendere un piccolo pensiero per la nostra amata Biblioteca Bertoliana, che ha recentemente cambiato le persone alla sua guida i prossimi anni. È un luogo a cui devo tantissimo, davvero tanto, perché dentro quei palazzi pieni di storia e di opere preziose dal punto di vista umano, artistico, storiografico, archivistico, ho passato fra le ore migliori della mia vita, da studente come da volontario del Servizio Civile. 


Tante volte ho ascoltato il Presidente Giuseppe Pupillo. Soprattutto quando offriva a noi volontari l’immancabile caffè di metà mattinata, interessandosi del nostro lavoro, raccontandoci le novità da Palazzo Cordellina. Non lo nego, i suoi racconti mescolavano la speranza alla rassegnazione, dovuta al continuo naufragare di ogni progetto, dall’assenza cronica di un investimento strutturale di cui la Bertoliana aveva bisogno come l’aria per diventare il punto di riferimento culturale della Città. In lui, come in tutti i lavoratori e professionisti della Biblioteca che curano questo patrimonio fra mille difficoltà, non ho mai visto toni sopra le righe, prese di posizione preconcette come, ormai, succede quasi ovunque: è sempre più facile puntare i piedi e lasciar chiudere. 

Investire su questo luogo invece non è un “vezzo” culturale, un’idea come le altre: è un’emergenza, una necessità dovuta al fatto che il sistema-biblioteca (aule studio, scambio prestiti, conservazione di strutture storiche e patrimonio librario antico e moderno ), semplicemente non regge più con queste risorse, in questi spazi. Nonostante questo, la Bertoliana è ancora un patrimonio riconosciuto a livello nazionale (e non solo) per le sue opere antiche e rare, per il suo personale specializzato che offre anche gratuitamente o in modo precario la sua competenza, ma soprattutto per la voglia di stare insieme al di là delle etichette e delle appartenenze che è il senso ultimo dell’idea di Biblioteca: uno spazio libero per le persone e per il sapere.



Proprio per questo motivo fa rabbia pensare a quanto non si è fatto e non si potuto fare.  Ho letto l’intervista alla nuova Presidente Visentin, che dichiara in anticipo che i suoi consigli li prenderà dal professor Giulianati, spendendosi in dichiarazioni non entusiaste sul lavoro svolto in questi anni da associazioni come Amici della Bertoliana, della quale, a scanso di equivoci, non faccio parte. Porgo alla Presidente Visentin gli auguri di buon lavoro, sperando possa portare presto a risultati concreti, più concreti dell’annunciato cambio di denominazione che, francamente, non sembra la priorità. Mi permetto solo un piccolo appunto, Presidente: non disprezzi il lavoro di chi l’ha preceduta. La Bertoliana è il luogo di tutti, non ha colori politici. Le persone che ha citato nell’intervista hanno fatto tanto. Senza l’indispensabile appoggio dell’Amministrazione, e la volontà politica generale di puntare decisamente sulla Biblioteca, come non è stato fatto finora, ogni discorso è vano. 
Noi ci siamo. 



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