domenica 15 luglio 2018

Un mese dopo

Primo mese da consigliere comunale. Tutto è successo con una velocità disarmante.

Comincio ad avere più dimestichezza con gli spazi fisici di Palazzo Trissino: Sala di Minoranza, Ufficio di Presidenza, Sala Bernanda. Entrare nel Palazzo da Corso Palladio mi emoziona tantissimo, all'entrata c’è il gatto Romeo che mi guarda e mentre cammino attraverso le sale del Palazzo riesco quasi a toccare la grandezza delle persone che si sono spese prima di me: mi sento piccolo e grande nello stesso momento. In sala di minoranza c’è una cassetta delle lettere a me riservata. Quando ci sediamo per costruire insieme la nostra opposizione, ho bene in mente la nostra parte di città che chiede - ed è (nei fatti, più che negli ordini del giorno) - una voce alternativa. Penso al tesoro umano e associativo della sinistra vicentina, anche quella che non crede di avere rappresentanti in Consiglio; penso alla metà dei cittadini vicentini che non sono andati a votare.

Comincio a conoscere le persone e ad osservare idee e comportamenti. Ovviamente è ancora presto, ma in (quasi) tutti, anche negli amministratori distanti anni luce da me, percepisco un grande amore per la città e un certo senso di responsabilità nel fornire sicurezze ai cittadini. Purtroppo sono risposte che parlano di una città ben diversa da quella che noi sogniamo: nuclei speciali antidegrado, auto - sempre più auto -, l’annientamento del Bilancio Partecipativo, lo stravolgimento del Parco della Pace, appena qualche riga per immigrazione, inquinamento, giovani. Solo per citarne alcune.

Sono capogruppo della mia lista e parteciperò ai lavori di tre Commissioni: Affari istituzionali, Territorio e Servizi alla popolazione. Sono felicissimo di questi incarichi! La cosa più bella è riportare queste mie impressioni come faccio ora con voi, condividendo il mio servizio con l'associazione e con il gruppo di persone coinvolte in campagna elettorale. Entrambe le dimensioni sono pura energia per il mio servizio: con me ci sono persone alle quali non ho semplicemente chiesto dei voti. Mi viene da pensare a quanti siano i cittadini presenti, competenti, che vogliono esserci e vogliono contare.

Il 24 luglio avremo un Consiglio Comunale importante: si votano le Linee Programmatiche e quindi si delineerà l’idea di città per i prossimi 5 anni. Ma qual è l’idea, la mission della città?

Difficile a dirsi, anche studiando, analizzando in profondità il documento, come abbiamo fatto questi giorni. Il Sindaco ci ha invitati a valutare questo documento in maniera  non “ideologica” ma costruttiva. Noi, in un’ottica davvero civica, ben consci di essere minoranza, stiamo provando sul serio a dare il nostro contributo per migliorare le Linee. Vorremmo intervenire sul merito del futuro, delle strategie, come ci è richiesto, ma risulta quasi impossibile: tanti slogan e qualche strumento caro alla destra populista, poca sostanza, zero visione. Questo ci preoccupa.

Io e Sandro abbiamo ricevuto tanti contributi: non me ne aspettavo così tanti, in pieno luglio. Segno che ci siamo, siamo attivi, che sarà decisivo il coinvolgimento di tutti nella nostra attività in Consiglio e fuori, perché avremo bisogno anche delle idee di chi non si sente rappresentato.

Parlavo delle grandi persone che hanno seduto in quei banchi prima di me. Una di queste è il poeta Bandini, che faceva poesia fissando i ricordi di un’Italia che non c’è più e scriveva di Vicenza. 

Questa sua poesia bellissima, densa, è l’augurio che anche le nostre più modeste azioni siano “capaci di serbare un segno segreto” e con molta “umana realtà”, studio, passione, siano pronte a costruire qualcosa più grande di noi.

FOSSERO I MIEI VERSI

Fossero i miei versi quello che la neve
è per i bambini quando si svegliano
e guardano dal vetro sbalorditi la lieve
polvere caduta da lontani mondi.

Fossero i miei versi quello che l'acqua
di maggio è per i meli dalla foglia lustra
quello che il vento è per i pini (una frusta
verde che schiocca sulla selva e sul pascolo).

Quello che per i pesci guizzanti è la ghiotta
esca, per il tordo bottaccio
la trappola insidiosa fatto col setaccio
di casa ancora sporco di farina.

Capaci di catturare, capaci di ferire,
capaci di serbare un segno segreto,
un mistero d'origine nel lieto
turbinio delle cose che lievita la massa.

Fossero i miei versi quello che le stelle
sono per la notte quando esplodono in cielo
come larghi rododendri sullo stelo
d'un sospiro che veglia alle finestre.

Fossero i miei versi di bella fattura
ma nutriti di umana realtà.
Fossero i miei versi come la libertà
aria della lotta e pane del riposo.