sabato 3 aprile 2021

Primavera, Pasqua

Piccola pausa di primavera, un cielo chiaro e i colori della mia meravigliosa Regione che cambiano… fisicamente e simbolicamente. Un po’ di pace! Ne approfitto per godere del Veneto come seconda-casa, sono in una Valle dove vive ormai davvero poca gente, appena sotto le montagne.

Queste strane strutture che ho fotografato si chiamano Fojaroi. Se ne trovano tante qui, simili ai casoni, abbandonate a quote elevate. Erano utilizzate come rifugi durante il periodo estivo, ricoveri per i pastori, per gli animali, per lavorare il formaggio. Il tetto è bellissimo: è ricoperto di "foje", ed è un puzzle di ramoscelli di faggio che venivano tagliati ad agosto in luna calante.

Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro”... recita la famosa poesia di Ungaretti..

I giorni di Pasqua è difficile capire se siano festa religiosa, culturale, civile.. le messe, come tanti, si fatica a frequentarle… brandelli, anche questi, che faticano a rimanere attaccati, in un tempo così strano dove fatica e stanchezza sono i criteri per selezionare le cose più importanti.

Il tempo di Pasqua per me è legato potentemente col ritrovarsi fuori dalla Chiesa con gli amici, l'immagine del mio quartiere, il pranzo in famiglia... situazioni difficili da replicare oggi e per questo, all'improvviso, ancora più importanti.

Qualche anno fa con i ragazzi del Clan, nella classica route pasquale, ci siamo fermati a dormire in questo luogo magico che è "Le Valli", sopra San Germano dei Berici… Il venerdì Santo abbiamo guardato un film proiettato di fianco al forno della cooperativa, Uomini di Dio.

Mi ha sempre colpito la storia e ci ritorno frequentemente col pensiero a questi monaci, non tanto perché “martiri” e cristiani, quanto perché testimoni di accoglienza e dialogo. Umili, silenziosi.. il "mood" dei santi. Il fascino e l'ammirazione per le persone che restano, per le tracce anche se sbiadite, come qui nelle valli. 

Che forza musicale, di senso, quell’ "Inshallah" finale scritto dal priore di Tibhirine. La mia amica Maria, che vive - o meglio ha scelto di vivere - in questo posto meraviglioso sopra i Colli Berici, ha studiato l’arabo e l’avrà usato chissà quante volte quel “se Dio vuole” che è anche saluto, rispetto, e che riassume in sé la speranza di un credente - ma non solo - affinché un evento possa accadere in avvenire.

✉ La mia vita non ha più valore di un’altra. Non ne ha neanche meno. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimè, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca. In questo grazie, in cui tutto è detto, ormai, della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui. E anche te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio. Che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Insc’Allah.

(C. de Chergé, Tibhirine, 1º gennaio 1994)