sabato 13 ottobre 2018

Mettere radici e sradicarsi

Sono trascorsi 125 giorni dalle elezioni che hanno consegnato una nuova Amministrazione alla mia Città. Sembra passato molto tempo, in realtà è successo poco. Pochi i Consigli comunali, poche le Commissioni, poco lo spazio per il dibattito. 


È grande invece il tempo e lo spazio sui giornali, le foto, gli annunci su Facebook. È anche grande, lo posso giurare, la voglia di partecipare, di riunirsi in associazione, di promuovere iniziative per la nostra attualità come per il lungo periodo: la cultura (Perché Vicenza non può sognare di esserne Capitale?), la nascita di centri sociali aggreganti, il progetto di una scuola politica. 

Di frequente persone della mia vita, amici, elettori che non sapevo di avere, mi fermano per chiedere conto delle dinamiche in Comune, un giudizio su questa e su quella persona, “cosa si può fare”. Io sono onorato di parlare di Vicenza e fungere da tramite, per quanto mi è possibile. Molti si aspettano un elenco delle cose che non vanno, degli errori dell’Amministrazione, dei suoi rappresentanti in Consiglio, un giudizio, un voto. Chiaramente, è mio dovere valutare e monitorare, dare un indirizzo. 

Non è invece nel mio stile, né in quello dell’Associazione che rappresento, il ruolo di agenzia stampa per la produzione di sentenze, pratica che nella politica e nella società di oggi si spreca ad ogni livello, dove si fa a gara per dare giudizi di “incompetenza”, “incapacità”, “corruzione”: la soluzione più facile. In questi mesi, sto imparando anche a conoscere prima di dire, qualche volta sbagliando.

Pensavo di scrivere di questi primi mesi da Capogruppo di minoranza. Oggi però sul giornale l’amico Giovanni Diamanti scrive un articolo dal titolo “La crisi dell’opposizione senza leader” che mi ha fatto molto pensare, e che mi offre l’occasione per fare il punto.

Giovanni concentra la sua riflessione sulle forze di minoranza di cui faccio parte, accusandole di essere "divise, senza un leader forte e riconosciuto” e a tal proposito fa un paragone con chi, dalla Minoranza, è passato oggi a essere Maggioranza: “Non è un caso che alla fine ad essere eletto sia stata una delle poche voci ostinatamente contrarie in questi anni, Francesco Rucco".

Non entro nel merito della sua analisi, anche se, per quello che ho potuto vedere, non credo che la candidatura del Sindaco Rucco abbia avuto un percorso “forte” né condiviso, e non ho visto negli anni precedenti un’opposizione “ostinata e dura” come lui la descrive. 

Questi termini però, lo ammetto, mi intrigano molto. Non passa giorno senza che mi confronti con persone circa l’equilibrio da tenere fra “radicalità” e “impegno civico”, sul non “sembrare troppo moderati” e “ottenere dei risultati”. Mi viene alla mente quando, questa estate, uscendo da Fornaci Rosse, un ragazzo – forse complice la birra - mi ha fermato dicendomi: “Selmo, tu sei giovane e hai anche un piercing. Devi essere radicale, battere duro!”. 
Excursus a parte, è un tema che mi interroga non poco.

Proseguendo con il suo ragionamento, Giovanni traccia un percorso: “Il centrosinistra e l'opposizione dovrebbero compattarsi e dar vita a un nuovo progetto a lungo raggio, identificando già ora delle figure che possano guidare questo percorso. Figure giovani, nuovi leader, che non facciano sconti alla maggioranza e che sappiano offrire progetti e prospettive.” Le caratteristiche del “leader” sono poi i temi di ogni campagna elettorale: “Forte sul territorio”, “presente nelle periferie e frazioni” e “meno legato ai partiti”. 

Concordo con Giovanni: un leader serve sempre, e con queste caratteristiche. Ma in questo momento, mentre sorseggio un caffè sul tavolo della cucina, cercando informazioni sul depuratore di Casale (tema della prossima Commissione Territorio), in questo istante sento dentro di me il desiderio forte di sfidare una visione statica e deterministica delle cose. La sfido perché vorrei vedere nella nostra Comunità, nel nostro Paese, emergere prima di tutto una cultura politica e poi, solo poi, che questa venga valorizzata da un leader. In particolar modo oggi, che i disillusi sono la maggioranza.


Sono tempi duri per chiunque si definisca di sinistra (ma io preferirei dire “per chi opera a sinistra”) - io non lo nego. Sono anni che a sinistra si cerca un leader condiviso. Sembra di vivere in un’opera di Beckett in cui si aspetta Godot, il leader di una fantomatica sinistra che dovrebbe essere in grado di fare battaglia sulle idee ancor prima che sulle persone. “Il 2023, politicamente, è dietro l'angolo. Viviamo i tempi della campagna permanente, e Vicenza non è impermeabile alle nuove esigenze della politica veloce” – scrive Giovanni, che è anche un professionista del settore. 

Lo dico: mi spaventa la “campagna elettorale permanente”. Mi spaventa il rischio di farci scavalcare dalle scorciatoie, dall'esigenza compulsiva di essere sul giornale un giorno sì e l'altro pure. Mi spaventa scadere in un’opposizione – in un impegno - che sia sola facciata e trafiletti sul giornale, ad un linguaggio sempre colorito, da "piazza". Ovviamente non è di questo che parla Giovanni: ma è il rischio che io avverto.

Mi discosto però dall'ansia del “candidato da trovare” e pongo l’accento sul presente da curare con un percorso davvero controcorrente, che non si proponga in prima battuta di far cadere il governo del Paese o della città, ma di farlo funzionare al meglio. 

Chiara, la persona con la quale io e i miei amici ci siamo - insieme - “candidati”, mi ha regalato queste parole che vorrei condividere con voi. Perché le porteremo dentro Da adesso in poi (la nostra piattaforma, non l'unica, non la migliore) con molta umiltà e tanta convinzione. 



“Penso che ognuno di noi, compiendo le proprie grandi o piccole scelte quotidiane, si conceda delle occasioni per “stare dentro” alcune situazioni piuttosto che altre. Ognuno di noi fa le proprie strade e grazie ai propri percorsi può raccontare ciò che coglie e, anzi, se ognuno potesse sentirsi libero di raccontare le cose belle o difficili che sta capendo, potremmo regalarci gli uni gli altri alcuni piccoli specchi dentro cui guardarci! 
Per me l’importante, quello che mi ha fatto decidere di candidarmi, è essere prossima, poter stare dove nascono e si condividono i pensieri di chi desidera governare... per mescolare anche i miei pensieri... per aprire punti di vista... condividere le mie idee! 

Oggi, in questo momento della mia vita, questo è R-ESISTERE... esistere dentro cose che non capisco fino in fondo, che mi spaventano e che mi mettono davanti a quel maledetto specchio.”

La vera cultura è mettere radici e sradicarsi. Mettere radici nel più profondo della terra natia. Nella sua eredità spirituale. Ma è anche sradicarsi e cioè aprirsi alla pioggia e al sole, ai fecondi rapporti delle civiltà straniere...“ 


(Léopold Sédar Senghor)


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