martedì 28 agosto 2018

Colli Berici

Si parte! Sono felice, enormemente entusiasta di ripartire zaino in spalla e fazzolettone al collo.


Per il terzo anno trenta ragazzi da tutta Italia cammineranno per le strade di Vicenza e dei Colli Berici confrontandosi su scelte, volontariato, utilizzo del proprio tempo, Chiamata e politica. 

Questo è un campo al quale teniamo molto: ovviamente perché l'abbiamo nel cuore, avendolo curato dall'inizio, pensato dal nulla con un po' di sana incoscienza e un certo orgoglio per la bellezza delle nostre strade. 

Ma soprattutto per l'energia che danno i ragazzi, la speranza grande che ci trasmettono con i loro dubbi e con le incertezze che sono anche le nostre. Siamo fortunati: tanti vicentini questi giorni donano il loro tempo per aprire le porte e far conoscere le loro realtà di servizio. Il grande mondo del volontariato che in questa città opera continuamente, rispondendo all'esigenza di una comunità, impiegando il tempo con progettualità, competenza, gratuità: le caratteristiche del nostro "essere servitori", prima che "fare servizio".

E farlo insieme in un paesaggio così strano e umido. 

I Colli Berici sono dietro a Vicenza, a sud; con minuscole propaggini, come miniate, fanno vallette e insenature. In una c’è un laghetto triste che si chiama Fimòn; al di là del Laghetto si divaricano due versanti pelosi, come gambe distese. La divaricazione è considerevole sotto alle ginocchia, e lì c’è il lago,  come una antica urinata del monte; dalle ginocchia in su il monte tiene le gambe più strette. La terra è cretosa, tutta cosparsa di riccioli di castagne; ci sono alcune case isolate; la gente che vi abita vive sempre in questo luogo, passa qui tutta la vita. Sono così poveri, che non si capisce come riescano a campare: tutto ciò che si può dire è che stanno in piedi, e quando aprono la bocca vien fuori la voce; mangiano anche, cucinano, e ne danno anche a noi; ridono. […] – 

Queste case non mi parevano edifici, ma modi di vivere; le corti tra i castani, e le viottole, e le stalle, e i sottoportici, tutto era mescolato alla povertà, era questa la forma della valle e della vita italiana.


(Luigi Meneghello, I piccoli maestri, BUR, pp. 202-203)