venerdì 10 gennaio 2014

Vacanze di Natale


Solo ora, in ritardo come sempre, capisco che l’amore eccessivo per le proprie cose non è affatto un bene. C’è troppo al di là di questa nostra città, che ama così tanto specchiarsi in se stessa, per fermarsi sul più bello, cioè qui, a Vicenza. La sicurezza e la tranquillità sono sensazioni pericolose, negative, comportano emozioni bugiarde, finte certezze che ti cullano sì, ma che ti drogano, fino a trovarti impreparato.

Non ho più voluto trovarmi impreparato. Conosco Vicenza, conosco la tranquillità.
La Biblioteca conserva i libri della mia tesi dentro sale antiche coi pavimenti in legno che i segretari chiamano «riservate», dove rivedo tutta la bellezza di poter studiare i libri: parole di gente più brava di me che non mi sogno nemmeno di eguagliare, o di superare.  

Vicenza impone due stati mentali ben precisi, antitetici, incongiungibili. Non è una città che permette di mediare fra due modi di essere. C’è la vicentinità DOC, occlusiva, inconscia, che riproduce le stesse dinamiche, eternamente, fra le stesse persone, nelle stesse situazioni, nei soliti posti. E c’è la vicentinità di chi è fuori Vicenza, non solo fisicamente: altrettanto affezionata alla città e alle sue storie, ma che ormai ha visto troppo, o crede di averlo fatto; questi occhi guardano Vicenza e la loro testa osserva la città pensando a situazioni altre; casa loro è un passaggio che merita un gran sorriso, una sosta per riordinare le idee.  

Io oscillo, sogno che vicentini bianchi e vicentini rossi possano parlare la stessa lingua, ma non è questo il tempo, giustamente. Allora mi limito ad osservare questo ed altro, mi diverto molto, perché lo spriz, i lampioni rossi e la bellezza del Palladio uniscono tutti e cancellano queste sciocche riflessioni.



Mi emoziona Piazza delle Erbe sotto Natale, perché tutti noi vicentini siamo molto belli e felici in quei momenti lì, e stop. Lì sì, siamo molto uguali. Ma finisce anche lo spriz, finiscono le vacanze e gli esami, il Cancelletto chiude e la piazza si svuota di questi e di altri tipi di vicentini. E io mi sento più solo.