domenica 17 marzo 2019

Tutto, ma non una pagliacciata


L’incredibile  successo della manifestazione #FridayForFuture dello scorso venerdì mi ha davvero commosso. Non me l’aspettavo. 

Era dai tempi delle marce Dal Molin (dove la tematica ambientale era ugualmente centrale, condivisa, “apartitica”) che non vedevo nelle facce di chi marciava una così grande intensità di emozioni e coinvolgimento. Cito il Dal Molin perché quella causa mostra quanto sia insensato banalizzare e sminuire rivendicazioni che formano una coscienza, soprattutto per dei giovani. Per me e per tanti giovani vicentini il Dal Molin è stato questo: un momento di altissima formazione umana e politica. 

Per questo mi ha ferito, e provocato un po’ di vergogna, leggere i commenti di alcuni esponenti della destra locale cittadina. 

Il Presidente del consiglio comunale ha definito il #ClimateStrike di venerdì una "pagliacciata", l’assessore Giovine “un’infestazione dei soliti noti del Bocciodromo” mentre il consigliere Maltauro un “Corteo ignobile con la falce e il martello”, e così via.
Io ero a Vicenza e ho visto tanti, tantissimi studenti e studentesse che hanno sfilato per le vie della città senza cappelli politici. E io dico: finalmente! Era da tanti anni che Vicenza non vedeva una manifestazione studentesca di queste dimensioni, realmente vissuta, partecipata, interiorizzata. 
Quasi ogni partecipante aveva preparato un cartello, una riflessione. Che bellezza! Le scuole di ogni ordine e grado hanno sfruttato questa giornata per preparare dei percorsi, e studiare insieme ai ragazzi il fenomeno anche dopo l’esaurirsi della manifestazione, alla quale gli studenti hanno partecipato (ne ho visti molti) con i propri professori. A Parco Querini la giornata è proseguita con laboratori gestiti da insegnanti ed educatori. Anche nella mia scuola primaria ogni classe è stata coinvolta in attività pratiche e teoriche sul cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile.


Le parole dei nostri amministratori feriscono: che brutto messaggio verso questi ragazzi, ormai distanti da ideologie e davvero focalizzati sui temi che stanno loro a cuore: futuro, casa, ambiente.
Non capisco come si possa definire la giornata di venerdì “una pagliacciata”. Non entro nel dibattito sulla figura di Greta Thunburg, ma è evidente che questa ragazza ha fornito l’occasione per cementificare un senso comune al di là delle parti, senza un carattere politico ma “etico, estetico e culturale” – come scrive Bifo. Almeno questa è la speranza: non vedo perché deridere, provocare. 

Riporto alcune osservazioni del mio amico Roberto, che ha voluto così rispondere a un video su Facebook: “A me la finalità di Friday For Future sembra chiarissima: voler dimostrare alla classe politica attuale che quello ambientale è un tema ultra sentito, specialmente tra gli elettori più giovani e coloro che diventeranno tali nel prossimo futuro. Chi di dovere dovrà quindi tenere conto di questo e prendere provvedimenti. Il cosiddetto "populismo ambientalista", quindi, non capisco a quali effetti collaterali potrebbe portare. Del resto è normalissimo che un'iniziativa di così larga scala si occupi di temi macroscopici, sarebbe assurdo che in tutto il mondo ieri si fosse manifestato per le emissioni dell'ipotetica industria X a Trebaseleghe. Ma è altrettanto ovvio che il fatto di richiamare l'attenzione su questo tema in scala globale poi si debba tradurre in iniziative localizzate e, per parlare di contesti ancora più piccoli, di iniziative del singolo. Anzi, a tal proposito, "populismo ambientalista" è un ossimoro: se interiorizzato in modo responsabile questo tema implica una riduzione degli sprechi a partire dalla dimensione del singolo cittadino, quindi si tratta di un qualcosa che di fatto limita la comodità personale. Come può essere populista? 
Per quanto riguarda poi il voler partecipare alla manifestazione invece di occuparsi di temi più concreti e locali, personalmente non capisco perché una cosa debba escludere l'altra. Si tratta di giovani che chiedono risposte e provvedimenti ad una classe politica che sul tema è generalmente troppo poco preoccupata, se non addirittura operante in direzione opposta (si vedano Trump e Bolsonaro su tutti). 
Mi sembra di una banalità disarmante voler rispondere a chi è contro questo andamento delle cose che il suo telefono e gli oggetti di comune utilizzo sono proprio il frutto di questo sistema. Quindi o si accetta questo status o si deve per forza vivere come degli asceti in eremitaggio dentro alle caverne? Per favore. Ieri si è dimostrato che nel mondo è presente una nuova generazione che pretende dai governi un sistema differente. È incoerente chi usa il telefono o è colpevole la classe politica/il sistema economico che consente che questo accada in queste condizioni?"

Qui sta il punto che sfugge ai nostri amministratori. Il mio amico Lorenzo, mi dice: 
“I ragazzi saranno capaci? Non lo saranno? Non è il punto questo. Il punto è il potente spirito di partecipazione, la decisione, il linguaggio molto diverso da manifestazioni precedenti, l'azione in sé. È la forza del qui e ora un punto su cui riflettere, non tanto la capacità del singolo studente di essere coerente con le parole che ieri ha usato”

Chiara, che condivide con me l’avventura di Da adesso in poi, invece mi scrive:
“Io sono una giovane donna adulta! Voglio accogliere questa sfida, questa richiesta, questa provocazione...
Voglio guardare negli occhi Anna che ha 17 anni e danza nel corteo urlando che il “sistema va cambiato” e dirle che io ci credo, che io ho 31 anni e sono capace di fare scelte personali e collettive consapevoli dentro “il sistema” anche per cambiarlo. Che posso essere una donna, una cittadina, una cristiana, una lavoratrice, una madre, un’attivista che sa fare scelte per un mondo migliore e per un’idea di uomo diversa da quella che ci hanno raccontato che “deve essere”!
Voglio raccontarle che ogni volta che riesco a far sì che le esperienze della mia vita (a casa, a lavoro, nella mia comunità) “assomigliano” ai valori in cui credo, mi sento una persona LIBERA!
Voglio continuare a guardarla negli occhi e dirle che lei a 17 anni é il presente di questo mondo, non il futuro!
Voglio chiederle di continuare a ricordarmi che lei é il presente! Di continuare a mostrarmi i suoi occhi sognanti, a mostrarmi le sue incoerenze e il suo coraggio! perché io ormai vedo il mondo da un altro punto di vista e senza poter accedere anche al suo sguardo io non potrò godere di questo mondo a pieno. Voglio guardarla negli occhi, ascoltarmi nel cuore, prendere la sua forza, farla mia e restituirla a lei e insieme donarla a tutti...  perché le persone ti spezzano il cuore, le ingiustizie sono tante - vicine e lontane - e la vita può essere un salto ad ostacoli ... ma io ci sono perché sono una giovane donna adulta e posso stare davanti a lei, guardarla negli occhi e fare una scelta diversa oggi, qui ed ora! Scegliere secondo i valori in cui credo rinunciando a qualche agio, qualche comodità, alla velocità.”

Sono grato di questi messaggi che ho voluto condividere con voi. Se alcuni di questi appelli - anche forti, anche provocatori o strumentalizzati– sono arrivati da quella Piazza, beh, non facevano parte del classico teatrino politico. Chiedevano misure forti in difesa del nostro Pianeta, anche a questa amministrazione locale. A Vicenza possiamo predisporre un grande “piano verde” per la città, che vada da misure sul trasporto pubblico all’efficientamento degli edifici. Possiamo delineare un’idea di città del futuro, possiamo discuterlo in Consiglio Comunale. 
Questo possiamo farlo noi.