venerdì 31 dicembre 2021

Casa mia è là, e c'è sempre stata

Ultimo giorno del 2021, è sempre un giorno elettrizzante, carico di aspettative, sogni e un bel carico di progetti per l’anno che fa capolino. Anche quest’anno conviviamo con una malattia che fatichiamo ad accettare oltre che fronteggiare, un pericolo personale e collettivo che può significare privazione e disuguaglianza; può spezzare e dividere. Come altri anche io sfrutto il tempo del Natale per fare comunità nelle forme che mi è possibile, sfruttando le occasioni che abbiamo per "fare casa" con affetti e amici in sicurezza.

Oggi, 31 dicembre, metto piede nella mia nuova “casa”. È un tema caro quella della casa, che per me significa molte cose insieme, un valore e un impegno politico, amore e rispetto per le radici, pazienza e perseveranza nelle relazioni… Costruire, o meglio ristrutturare, questa casa, è stato un percorso lungo che mi accomuna a tanti ragazzi e ragazze che compiono, come me oggi, un piccolo passo avanti verso la pienezza della vita adulta.

Sono emozionato, profondamente riempito di buoni propositi, direi, alla fine: è il giorno giusto! Vorrei parlarne non solo per raccontare la felicità mia, di Chiara 👧, di Athos 🐱, ma anche per condividere quanto un percorso del genere sia difficile, non solo economicamente, per chi lo inizia la prima volta. Burocrazia, finanziamenti, consigli da ricercare con cura sono sfide che meritano una dose (per restare in tema) notevole di denaro, tempo e competenza che non sono alla portata di tutti.

In questo percorso nato oltre un anno e mezzo fa, un aiuto è arrivato  da molti e da molte. Le famiglie mia e di Chiara, e quindi tanti amici che con le loro professionalità ci hanno indirizzato, da Andrea che mi ha assistito nella vendita, nella ricerca e nell'acquisto, a Fabio per l’acqua, Andrea e Alberto per le luci, eccetera. Senza di loro non avrei saputo fronteggiare i miei rapporti con le banche, i preventivi dai prezzi, ballerini sempre all’insù, i molti ritardi e le scelte che mai avrei immaginato di dover fare, dal tipo di presa al percorso dei tubi dentro ai muri, solo da pochi giorni puliti e colorati.

Finisco qui! Solo per dire “grazie” agli amici passati e futuri che entreranno in questo nuovo luogo che spero sia aperto, libero, amorevole come credo fosse il precedente, dove lascio Cristina a continuare quello che abbiamo iniziato insieme, finalmente in autonomia, a pochi passi comunque l’uno dall’altra, nel quartiere che ci ha visto crescere e amare la nostra città! 


In un buco nella terra viveva uno hobbit. Non era un buco brutto, sudicio e umido, pieno di vermi e intriso di puzza, e nemmeno un buco spoglio, arido e secco, senza niente su cui sedersi né da mangiare: era un buco-hobbit, vale a dire comodo. [...] Lo hobbit amava molto ricevere visite.  Le camere migliori erano tutte sul lato sinistro (entrando), davano sul giardino e sui campi dietro di esso, lentamente degradanti verso il fiume."




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