domenica 19 aprile 2020

Il discorso del bivacco

Marcia su Roma e dintorni, come - per la Prima Guerra Mondiale - Un anno sull'Altopiano, è un libro che parla e che indaga. Per me è stato potente incontrare questi libri, è successo durante l’ultimo anno di scuola superiore. Non sono mai stato un ottimo studente, concentrato com'ero sui contorni delle cose, troppo poco spazio per lo studio personale e la fatica.


L’ultimo anno di "scuola" – in realtà tutto il tempo del liceo – è immerso in una dolce melanconia che mischia ricordi reali a sequenze mentali idealizzate: a metà fra Vicenza e Hogwarts. Ricordo l’ultimo anno al Pigafetta per la maturità, le compagnie di amici, la stagione politica del Dal Molin: per tanti “giovani di città” una palestra, una vera scuola. “L’ultimo anno” ha significato anche “chiostro di San Marcello”, un privilegio, essendo il chiostro sempre chiuso, fino ad allora, per restauro. Un luogo misterioso ai più... Ci sentivamo importanti. 

La professoressa di Storia e Filosofia, Carla Poncina, mi ha letteralmente trascinato dentro alcuni libri. Ho amato le storie italiane del Novecento, l’ascesa del Fascismo, la Guerra Mondiale, la Resistenza. Mi ha reso partecipe di una storia che era anche mia, vicentina, che cominciava fin dentro la mia scuola, dal chiostro.

goffo tentativo di disegnare Lussu: ci ho provato!
Queste pagine che leggo io oggi, mi hanno incollato alla bocca della professoressa, quando le ho sentite per la prima volta. Hanno la forza di chi scrive in mezzo alla storia, da protagonista, all'inizio del Fascismo. Si percepiscono la rabbia, la disillusione, il non credere a un'ascesa probabilmente evitabile. Sono anche le parole di chi per primo si oppose strenuamente, e perse. Un lungo processo, quella della fascistizzazione del Paese, descritto in un libro di poche pagine, scritto a Parigi nel 1931 per chiedere aiuto alle democrazie occidentali. 

Combattente valoroso sulle nostre montagne, parlamentare, Lussu ci parla di una Sardegna dove il fascismo arriva tardi ed è tendenzialmente osteggiato, deriso, incompreso nelle tinte grottesche ma sempre squadriste e violente nelle quali si manifesta. Accanto a questo, il conformismo e il servilismo di  molti politici che da oppositori del fascismo si trasformano in fascisti convinti,  una volta cambiato il clima politico. 
Lussu viene aggredito, ripetutamente, da molti che hanno combattuto insieme a lui la Guerra Mondiale e che lo rispettano. Rischia la morte più volte. 

Il paese è nel caos: violenze e uccisioni avvengono senza che Polizia ed esercito intervengano, Lussu viene colpito da un miliziano e aggredito in casa, ricoverato in ospedale.

Questo è il primo discorso in Parlamento del futuro Duce, quando ha ricevuto dal re, dopo le dimissioni di Facta, l’incarico di formare il nuovo governo. Il celebre “Discorso del Bivacco”, reso possibile dalle conseguenze della marcia su Roma. Tanti i colpevoli del Colpo di Stato, a cominciare dalla classe dirigente liberale che si illude di inglobare il fascismo – istituzionalizzando i suoi metodi violenti e squadristi - il tempo necessario per sconfiggere i propri avversari politici, fino al Re, che revoca lo Stato d’assedio e addirittura affida a Mussolini l’incarico di un nuovo governo.

Oggi come allora impressiona la miscela di minacce di questo primo storico discorso. Un oratore abile, che già palesa la futura ondata di violenza che tuttavia i contemporanei non riescono a riconoscere con chiarezza.  Le figure degli oppositori appaiono patetiche. Cedimento morale, opportunismo, trasformismo: tutto questo si ritrova nelle parole di Lussu, così come la la minaccia, l’abilità di intimidazione di Mussolini, e al tempo stesso la paura, la debolezza dell’opposizione.

Mussolini gioca come il gatto con il topo, suscita terrore, minaccia di trasformare il Parlamento in un “bivacco” per i suoi ”manipoli”, facendo capire che si chiede di votare la fiducia non per garantire un governo, ma per la sopravvivenza dei deputati.. Nelle sue parole tutto l’orgoglio di chi si professa antiparlamentare e antidemocratico, il fastidio verso le parole che generano pensiero, l'odio per le procedure complesse della politica, l'annullamento del dissenso. 
Il capitolo è molto denso:


Lussu parla di partiti, schieramenti, scenari storici e culturali completamente diversi oramai dai nostri. Eppure due punti, che troviamo nella prefazione di De Luna, valgono oggi come valevano ieri:

1 – Il rapporto con il “potere”. Secondo Lussu: “per uno di sinistra il potere è solo un posto di responsabilità e di lotta, psicologicamente identico al posto che differenti momenti politici impongono, si occupi il carcere, al confino, in esilio o fra i partigiani

2- la funzione essenziale, in democrazia, dell’opposizione
Il Paese, i suoi rappresentanti lo possono servire in due modi: nell'assumere la grande responsabilità dell’amministrazione dello Stato, e nella critica dall'opposizione. L'opposizione è un dovere civico, ugualmente degno  e indispensabile quanto quello di assumere la responsabilità della direzione dello Stato"

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