domenica 24 dicembre 2017

La Luce di Vicenza

Vigilia di Natale. Scrivo poche parole: non aggiungo nulla alla magia del momento e niente di più a chi, sempre con le parole, ha descritto Vicenza nella forma più alta. C'è un articolo (l'ho trovato studiando per la mia tesi): ha quasi cinquant'anni ed è stato pubblicato a pagina 3, una domenica del 1961, su La Stampa di Torino. L'autore è Guido Piovene, che quel giorno parlava agli italiani per spiegare cosa provasse passeggiando per i monti di Vicenza in una mattina di sole come questa, con una luce particolarmente bianca e gli altipiani che si lasciano vedere, quasi toccare. Mi scalda il cuore: anche per me queste mattine bianche del Veneto, a vista dei monti, "preparano quasi sempre serate altrettanto incredibili”.

Anche io ho camminato. Nel mio piccolo ritrovo tutto: le stesse sensazioni e la stessa bellezza. Nel mio piccolo, c’è la messa di Natale, il presepe di papà al Duomo, dove i vicentini accorrono a mezzanotte senza sapere bene il perché, o quando abbiano iniziato a farlo. Le luci mi ricordano quelle lanterne rosse di qualche anno fa, il concerto dell’Osteria, gli amici nuovi e vecchi con i quali "uscire nella strada per il gusto d'uscire, tutti allegri, sfregandosi le mani e guardando in aria”, giorni sereni senza frenesia e pensieri negativi.

Piovene si domanda a cosa è dovuta la nostra idea di «bello» e di «brutto». E forse ha ragione: ci immaginiamo un paesaggio che ha poco di naturale, di fisico e di concreto. È piuttosto uno scenario fuori dal tempo, “con le sue tinte più pittoriche che naturali”. Casa..

Buon Natale a tutti noi.  🙌😼

"Due giorni passati a Vicenza. Ho la sorpresa di scoprire che alcune sensazioni, anche molto lontane, non sono così seducenti solamente perché manipolate, abbellite dalla memoria. O perché eravamo giovani, o per altri motivi d'indole soggettiva. Mi accorgo che esse corrispondono a verità di fatto; e per questo non vivono solo dentro di me, come fantasie o come ombre, di una vita illusoria, ma è possibile recuperarle come cose attuali.

Certe straordinarie mattine nella fascia del Veneto che corre lungo le montagne, potevo per esempio crederle quasi un'invenzione mia. Le ricordavo infatti incredibilmente bianche, incredibilmente azzurre; con una luce così bianca che dava per se stessa una esaltazione vitale, senza però nulla di rigido, una fusione assolutamente felice di bianchezza e di morbidezza. Ed intonata ad essa un'aria leggera dava un'euforia fisica, senza cui ritengo impossibile una vera emozione estetica, la quale esige un perfetto equilibrio tra la natura e noi, l'assenza di qualsiasi incomodo e di qualsiasi stonatura. 

Ricordavo i vecchi ed i giovani che uscivano nella strada per il gusto d'uscire, tutti allegri, sfregandosi le mani e guardando in aria; pensavo che fosse un sogno. Ecco invece, proprio una di quelle mattine quali non ne ho viste di simili in nessuna parte del mondo. Quel bianco assoluto ed affettuoso, che presuppone e contiene il colore, e nemmeno una nuvola. Nessun disturbo dalle cose, nessun particolare errato, io che di fronte a quasi tutto, opera di natura o d'arte, avverto sempre un particolare che stride e mi guasta il piacere.

Queste mattine bianche del Veneto a vista dei monti preparano quasi sempre serate altrettanto incredibili: tinte inconsuete del cielo, lune che sembrano mai viste, paesaggi d'astri che piovono sulla pianura. Sono veramente convinto che le colline venete fronteggianti i monti di là d'un tratto di pianura, con la più vasta pianura verso il mare alle spalle, siano al centro di qualche straordinaria e fortuita combinazione naturale che non si riproduce altrove, quasi di un piccolo mistero di vicende atmosferiche. E' forse un incontro di luci, quelle alpine e quelle marine, che vi 'si scontrano e raccolgono come le luci in un diamante. Certo che anche il più piccolo arbusto prende colori delicati, preziosi e soprattutto sorprendenti.

Penso che i nostri giudizi di bello e di brutto abbiano un fondamento empirico. Troviamo bello tutto ciò che abbiamo associato per la prima volta a un'idea di bellezza. Per quanto mi riguarda, qualunque cosa io dica o scriva, bello è ciò che assomiglia in qualche modo ad una di queste mattine e ad una passeggiata su questi colli. Non è una teoria di moda, ma tanto peggio per la moda, tanto peggio per me. Naturalmente dico assomigliare nel significato più largo. Può assomigliarvi un paesaggio e lo stile d'un libro, una persona, un sentimento, una dottrina filosofica o un'idea morale.

A volte, la scossa della somiglianza mi sorprende viaggiando nei luoghi più impensati, nei quali dovrei essere più spaesato, e senza il minimo motivo di cui possa rendermi conto. Per esempio, l'anno passato, l'ho provata presso Bukara, sul margine di quel deserto d'un colore grigiastro sotto un cielo di seta. Sarà stati forse una pianta, forse un'affinità di luci, ma mi è parso d'un tratto di trovarmi in un cerchio dove il Veneto scaturiva come una corrente che avesse attraversato metà del mondo sotto terra. Mi prese una fantasia stravagante, che se avessi guardato bene tra quella gente in turbante e vestaglia, avrei scoperto visi a me conosciuti, dei luoghi dove sono nato, forse qualcuno del mio sangue, morto per me da anni, e invece trasmigrato a vivere in quell'angolo d'Asia dove mi passava accanto, e non mi riconosceva."


✏ Guido Piovene , La luce di Vicenza
«La Stampa», domenica  12 febbraio 1961

Nessun commento:

Posta un commento