mercoledì 14 febbraio 2018

Lettera d'amore


Febbraio. Sui giornali della mia città, leggo opinioni e idee sulla Biblioteca Bertoliana. Amministratori, ex amministratori, futuri amministratori, ma anche appassionati, fruitori, amici. Si grida aiuto, fretta, "soluzioni", anche se è evidente che questo gioiello, incastonato nel Convento dei Padri Somaschi, stia soffrendo da tempo, e assieme ad esso i suoi libri, preziosi o meno, conservati nella Stanza del Capitolo o nelle celle che furono dei monaci. È evidente che quello della Biblioteca sia (anche) un problema di spazi, di contingenze storiche ed economiche. Ma (anche) di scelte (scelte politiche). Grazie a forze generose ma insufficienti, in difficoltà ma tenaci, questo luogo sopravvive.


Uno dei momenti più emozionati del mio servizio civile in queste stanze è stato vedere alcune lettere, lontane e preziosissime. Io ricordo quella recuperata da una scatola sigillata, uno scritto inedito aperto dopo cinquant'anni di attesa, che Luigi Meneghello aveva scritto alla moglie Katia. L’abbiamo usato per una mostra, perché è bella, questa lettera, sotto tanti punti di vista. Katia, internata nel campo di sterminio di Auschwitz nella primavera del 1945, è l'unica sopravvissuta della sua famiglia. A Malo conosce Luigi che, dopo la Resistenza, si trasferisce per lavoro a Reading.

Oggi è San Valentino. Soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, come l'Inghilterra, un tratto caratteristico è lo scambio di valentine, bigliettini d'amore (spesso sagomati). Si stima che ogni anno vengano spediti il 14 febbraio circa un miliardo di biglietti d'auguri, al secondo posto, come numero di biglietti acquistati e spediti, dopo Natale.


No, Meneghello non ha mai scritto delle “valentine”. Le sue lettere, piuttosto, sono delle poesie. Tante di queste sono conservate in Contrà Riale. Come quelle che Gigi scrive a Katia in questa lettera ricca di sogni, dove immagina per lei (per loro) una stagione finalmente felice: fin da quando lei arriverà in stazione, e per tutto il viaggio fino alla nuova casa. "Ci sarà tempo, per tutto". 

“Non vedo l’ora di venire a Dover a cercarti tra la gente che sbarca; non figurarti una costa aperta ai venti, una bella scena di cinematografo, con il mare davanti e le nuvole alle spalle, sospese sopra i pascoli verdi, ecc. Tutto avverrà invece in una casetta davanti alla stazione, tra passeggeri, ufficiali della dogana, e valigie, e un po’ di fumo, se non sbaglio. Prenderemo il primo tè nel piccolo bar della stazione, più bello di quelli soliti in tutto il resto d’Inghilterra, ma non affatto bello in sé (Ursula vorrebbe che ti bendassi gli occhi e ti conducessi in fretta attraverso le loro stazioni, senza farti vedere le case basse, i muri affumicati, le strade semibuie). Ma quando il treno esce da Dover, e si riscopre il mare, e poi si procede dentro alla campagna del Kent, come sono belle e dolci, d’autunno, le luci, e come morbide le forme! È un vero peccato che tu arrivi d’inverno: avrei tanto voluto che tu arrivassi – come me – un po’ prima di sera, e facessi a questo modo la tua conoscenza dell’isola dove pianteremo famiglia. Ma ci sarà tempo, per tutto, e dopo l’inverno verrà la primavera, che qui è bellissima e improvvisa, e, nel suo pieno, ricca di verde e di fiori.”
“Così ti bacio tanto tanto, e poi un altro poco ancora.”


Luigi Meneghello alla moglie Katia, 3 ottobre 1948.

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