domenica 24 dicembre 2023

Natale, tempo e routines

L’opera di Sassolino in Basilica arriva nel momento giusto. Il Natale è quel periodo dell’anno necessario per fermarsi, fissare un punto, osservare bene e trarre delle conclusioni. Oppure perdersi pigramente nel vortice circolare. No memory without loss ti invita a un lavoro sul tempo e lo fa con tatto, ti avvolge e ti coccola. Decidiamo noi se fare questo bilancio sul tempo, verso la fine dell’anno. L’olio industriale rosso cola piano, lentissimo, ma resta in equilibrio, le gocce cadono comunque, inevitabili. Chi è stato in Basilica questi giorni potrà tornarci anche i prossimi, magari in orari tranquilli, da solo o con qualcuno, la mattina o dopo lavoro, e dedicarsi del tempo, stare tra sé e sé sotto la nostra grande agorà palladiana coperta e bellissima, casa nostra, storia nostra, e dall’altra parte della Sala – davanti a Van Dyick - chiedersi in quale delle quattro età dell’uomo si trova in quel momento, a quale missione ci stiamo dedicando, quanta tenacia ci stiamo mettendo, come il San Girolamo del Caravaggio, che lotta contro il tempo. 

In questi giorni intensi prima dell’ultima campanella di dicembre abbiamo corso moltissimo. Ragazzi e ragazze hanno profuso gli ultimi sforzi dell’anno solare per progetti e verifiche, recite, concerti e spettacoli, lavori e mercatini. Ho assistito ad alcuni di questi momenti, più che potevo. La mia presenza, questo Natale, non era lato “docente”, ma istituzionale. Una prospettiva diversa, insolita. Per me preziosa, necessaria per prendermi del “tempo” altro di ascolto, osservazione, conoscenza del lavoro, delle fatiche e dei pensieri dei docenti e delle famiglie, godermi l’aria sana, allegra e spensierata dei bambini e dei ragazzi. 

In questi mesi sono entrato in un mondo difficile, fragile, che si regge su delicati equilibri, tenuti in piedi come nell'opera di Sassolino dal lavoro costante di chi ci mette sempre grandi competenze, passione, impegno. Il freddo ha messo alla prova le nostre strutture, grandi sfide impongono riflessioni educative sul “tempo” di crescita dei ragazzi, su quanto è offerto loro dopo il suono della campanella, sul benessere e la dispersione, l’inclusione a scuola. 

La storia di Giulia e di troppe altre donne hanno segnato profondamente. 

Ho visto e incontrato, in questi mesi, tante realtà e alunni e alunne. Abbiamo anche ospitato, a Palazzo, i bambini, nelle sale che spesso sono prerogativa degli adulti, che spesso prendono decisioni non considerando questi cittadini di oggi e non solo di domani che hanno diritto a esprimere la propria opinione su tutte le questioni che li riguardano. Una opinione che deve essere ascoltata e presa in seria considerazione (art. 12 - Convenzione Diritti dell’Infanzia e Adolescenza). In questo Natale 2023, sembra banale ma non lo è, non possiamo dimenticarci che tante persone e tanti, tanti minori non hanno questo diritto e non hanno altri diritti. Diritto a vivere, diritto ad avere un nome, in questa fase storica dove la persona sembra perdere dignità e riconoscibilità, diritto di essere protetto, anche in caso di guerra, diritto a vivere in salute, felice, diritto di giocare, di ricevere un’istruzione. Diritto di avere una vita privata, che deve essere rispettata.

È certamente presente a dicembre anche questo aspetto, del “ritirarsi”: dovrebbe essere giusto per tutti e tutte, avere un momento per staccare dall’incombere del quotidiano, dallo stress del lavoro e dei problemi che soffocano, per godere degli affetti, ritrovarsi e ritrovare le calde routines natalizie che scandiscono le Feste e le relazioni. “L’importanza delle routines”, come hanno ricordato educatori e insegnanti dei servizi 0-6 alle famiglie negli open day di questo fine anno, per i più piccoli questa serie di azioni che si ripresentano nell’arco della giornata, in maniera costante e ricorrente (prepararsi, essere puliti, mangiare, giocare, dormire) sono passaggi fondamentali per il benessere di ciascun individuo; aiutano a gestire meglio lo stress e l’ansia, a trovare “più tempo” per comportamenti sani, comprendere e trovare le emozioni, il calore e gli affetti. Buone routines a tutti allora, e buon Natale.



sabato 15 luglio 2023

Un nuovo lavoro

Il 29 maggio, caldo pomeriggio di "spoglio" elettorale, Giacomo Possamai diventava il sindaco più giovane di Vicenza, in una tornata amministrativa dove la nostra città è stata l’unica con un’affermazione del centrosinistra. Una vittoria al ballottaggio, con una città divisa al voto a metà, ma dove il Sindaco uscente non è stato riconfermato. Un fatto eccezionale. 

È passato un mese esatto dall’insediamento della Giunta e dal mio nuovo lavoro di assessore. Le foto di quel giorno mi ritraggono serio, compassato. Ancora non avevo capito fino in fondo. Ma il mio “sì” era ed è convinto, condiviso con la mia comunità politica e con chi mi ha sostenuto questi anni. 

La felicità e il grande entusiasmo dei primi giorni si è tramutato in voglia e necessità di incidere, conoscere, agire. È stato un mese straordinariamente frenetico, veloce, pieno di incontri e di visite, di conoscenza e di studio, di appuntamenti e di giunte il mercoledì mattina. Mi è stato chiesto di occuparmi di aspetti che intersecano la mia vita, il mio lavoro e valori in cui credo fortemente: istruzione, edilizia scolastica, servizio civile, cooperazione internazionale e politiche per la pace. Tutti aspetti che concorrono insieme alla crescita della comunità in un’ottica di educazione, formazione e istruzione permanente. Ho accettato col cuore colmo di felicità ma anche di preoccupazione per le sfide difficili che dovremo affrontare, per una città che ha chiesto, con il nuovo Sindaco, un cambiamento.

A livello personale significa molto per me: lavoro, scout, tempo libero e relazioni sono dimensioni da rimodulare e incasellare in questa nuova dimensione, inaspettata ma estremamente motivante. 

80 edifici, tutti da monitorare e pensare con attenzione, 10 istituti comprensivi, asili e scuole dell’infanzia da coordinare in un’ottica di continuità 0-6 anni, POFT, centri estivi, mense e trasporti, personale e cucina centrale. Sono le questioni e gli aspetti che sto conoscendo tutti i giorni dall’Ufficio dell’Assessorato Istruzione a Palazzo Territorio, il luogo dove passo parte delle mie giornate. Aspetti che si legano con la sfida di fare rete, di lavorare per l'inclusione, di non lasciare nessuno indietro, di formare anche gli adulti, le agenzie educative e i genitori sfruttando le competenze del nostro territorio. Non di lato, ma nella mia testa in stretta relazione, le politiche educative e di comunità che coincidono con la Casa per la Pace, il Forum, i ragazzi e le ragazze del Servizio Civile. 

Con me la squadra di Giunta: una Giunta giovane ma che lavora con umiltà. E nei miei uffici persone preparate e disponibili, tecnici, posizioni organizzative, dirigenti e dipendenti che mi accompagnano quotidianamente nel lavoro e danno il massimo per garantire un servizio all’altezza per il bene più prezioso della nostra comunità: bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Ho potuto incontrare i dirigenti degli istituti comprensivi, la provveditrice agli studi, le coordinatrici dei nostri nidi, ma ancora molti e molte mancano all'appello. 

Ho un’agenda fitta di appuntamenti ma questo mi motiva molto, mi spinge ad ascoltare per farmi un'idea e programmare un lavoro condiviso. Vorrei conoscere e visitare tutte le strutture che non ho avuto modo di vedere e incontrare educatori e insegnanti, funzioni strumentali, responsabili sicurezza, cooperative ed Enti che collaborano con noi per la gestione di questo delicato Servizio. Aiutare la partecipazione delle famiglie e dei genitori.

Le porte del mio Ufficio restano aperte, letteralmente sempre, in fondo al corridoio. Chi vorrà condividere progettualità e buone idee non trova la porta chiusa. 

Noi abbiamo cominciato, speriamo insieme, a costruire la città che vogliamo. Avanti!


sabato 1 aprile 2023

5 anni di Consiglio

Cinque anni fa entravo per la prima volta a Palazzo Trissino. Ricordo bene quel giorno perché la notte prima non ho dormito per l'emozione. Ci ero già entrato altre volte ovviamente. Come pubblico, ai tempi delle sedute infuocate sul Dal Molin. Erano tempi, quelli, di una politica che ci ha toccati tutti e tutte nel profondo, dove la ferita di una scelta lacerante ha portato tanti vicentini e vicentine a comprendere il peso delle scelte sbagliate di un amministratore. 

In quel pomeriggio di luglio di 5 anni fa non conoscevo nessuno, se non - di fama - Isabella, Ciro, pochi altri. Nessuno conosceva me. Allora ho trovato il gatto Romeo con la signora Franca in ingresso ma non c'era Sandro, al tempo ancora a casa: volti sconosciuti cercavano di capire chi fosse quel ragazzo senza esperienza politica, che “giri” l'avessero appoggiato, almeno questo, forse sbagliando, percepivo. 

Avrei poi conquistato una certa familiarità, una sana confidenza con quei visi. Le scorie della sconfitta elettorale erano ancora potenti in noi, le cause di un esito difficili da trovare, ma accettate e superate con il tempo e con la dichiarata, mai rinnegata, volontà di procedere con un lavoro comune, con tutto il centrosinistra. Su questo siamo riusciti, insieme. 

Avrei imparato a conoscere bene i luoghi: Sala Chiesa per le commissioni; Sala Collese per le riunioni di minoranza, la posta e le conferenze Stampa, Sala degli Stucchi per i matrimoni e gli eventi di rappresentanza e Sala Bernarda, ovviamente. È bella da togliere il fiato, la sala. La vista dalla Loggia, la scalinata che porta in piazza, il soffitto dipinto. Quando si fa tardi e sei stanco, alzi la testa ed è lì sopra di te.

Il tremore, il gesto compulsivo di muovere il microfono, la paura di scegliere parole non precise, non giuste, ricordo tutto questo perfettamente perché questi gesti non mi hanno mai abbandonato del tutto. In quella prima occasione, votando la surroga di alcuni consiglieri, avevo parlato del mondo che mi aveva appoggiato, dei giovani, delle associazioni, di chi va e di chi resta, di antifascismo.

Nel tempo ho poi imparato a parlare di altro e non solo di me e non solo del mio mondo. Ho seguito la commissione territorio che si occupa della più importante sfida del mondo di oggi, l'ambiente, delle scelte di urbanistica e di mobilità; quindi la commissione diritti e pari opportunità, infine la commissione servizi alla popolazione, di cui sono diventato presidente. Un minigruppo consiliare come il nostro, nonostante il buon risultato della lista, ha richiesto a me e a Sandro un impegno su molti fronti contemporaneamente.

È soprattutto vivendo le commissioni che metti le mani negli ingranaggi che tengono in piedi la vita della nostra comunità, che capisci la difficoltà delle scelte e della macchina amministrativa, i suoi limiti. Ti confronti con i tecnici, ascolti pareri di chi ne sa più di te, studi, litighi, riporti in associazione, esprimi un parere da portare in consiglio.

Consigliare è una parola che trovo davvero appropriata per questo servizio. Certo, la mia mano, diverse volte al mese, ha avuto la responsabilità di digitare fra "si", "no" e "astensione", scegliendo o approvando delibere  importanti , come il bilancio della nostra comunità, le aziende del comune, interventi di riqualificazione. Ma ciò che più ogni altra cosa nobilita questo ruolo è proprio il consigliare. Parlare: proporre, stuzzicare, controllare, mediare fra la decisione di una Giunta e le prerogative di una assemblea eletta. Sono stati anni dove le sedute di Consiglio, peraltro poche, sono state un dibattito quasi sempre tenuto tra di noi, della minoranza. A volte mi chiedevo: a cosa serve? chi ci ascolta? Sto facendo la cosa giusta?

Ho la speranza che sia servito. Non ho mai agito da solo, ho avuto il pieno supporto della mia associazione, della mia coalizione, dei miei amici. È stato un lavoro di squadra, alla fine, a più livelli.

Sono stati anni di proposta, mozioni, interrogazioni. Molte di queste accolte anche se non governavamo. I patti di collaborazione, Vicenza capitale della cultura, Palazzo Thiene, mobilità ciclabile e zone trenta; molto, moltissimo invece non è stato accolto e non è stato fatto.

Ho cercato di spiegare la vita amministrativa alle mie reti sociali, ho rappresentato il Comune quando mi veniva chiesto, dai matrimoni alla commissione elettorale, alle celebrazioni. Ho seguito il malessere della città, ho provato a percorrerlo per quanto mi è stato possibile.  Abbiamo fatto la nostra parte, con il fondo di solidarietà e altre iniziative, nella difficilissima fase del COVID.

Non sono intervenuto in ogni occasione, ma mi sono espresso sempre, con franchezza, quando avevo qualcosa da dire, quando avevo studiato gli argomenti e quando una posizione era condivisa. Non sono mai mancato alle sedute, spesso ho rinunciato ad altro.


Ritengo che questa esperienza sia stata fra le più significative della mia vita. Curiosità, amore per la propria comunità, per le proprie radici, un atteggiamento sincero e non strumentale, competenze del tuo percorso di vita. Penso siano le qualità più importanti per chi si giocherà da maggio in poi in questa dimensione, su quei banchi. Sono stato fortunato per averlo potuto fare, in una dimensione associativa civica che c'era prima di me e che continuerà dopo di me, a prescindere dal risultato delle prossime elezioni. 


Non nascondo il timore che non sia più io a "rappresentare" ma qualcun altro. Sono pronto ad accettarlo. È il gioco democratico e ho totale fiducia e stima in chi corre assieme a me. 
Controllare le telefonate, le mail, la stampa e le delibere ogni giorno è diventata una routine sempre più piacevole nel tempo, che ho saputo equilibrare con gli altri aspetti della mia vita, il lavoro, gli affetti, il Lane, lo scautismo. Sono sereno, felice del percorso e fiducioso che Giacomo possa diventare Sindaco di una città più aperta, protagonista anche di un vero rinnovamento della classe politica. 
Se Giacomo sarà sindaco, avrà bisogno dell'aiuto di tutti, eletti e non eletti, maggioranza e minoranza. 

Ho visto un gran numero di persone, anche a me vicine, molti giovani, che si sono avvicinati come candidati e candidate o come volontari per la sua campagna. É un segnale bellissimo, in controtendenza, che mi fa sperare. Stare con le persone è bello, fare politica, candidarsi in politica, è stare fra le persone. 

Come avevo detto cinque anni fa, in quell'intervento al tempo delle famose dimissioni promesse e mai avvenute, c'è da portare grande rispetto per i quasi 600 candidati a questo ruolo. A tutti e tutte loro auguro soddisfazione, un cammino che prosegua oltre il 15 maggio, sguardi e relazioni di senso come sono stati per me questi ultimi cinque anni. 

Grazie a chi ci è stato e chi ci sarà per la comunità che amiamo così tanto.

Joe