A cosa
conduce questo sforzo? Per me è grande, e non è ancora finito; ci sono solo vicino.
Non vedo nessuno che compia lo stesso mio percorso: chi si ferma dopo, chi ne
dà poca importanza, chi ha già fatto, ha già concluso. A cosa mi conducono,
allora, questi viaggi e questi libri? Cambierà qualcosa nel mio modo di essere,
nelle mie gioie future, in quello che gli altri pensano di me, o di quello che
farò nel prossimo futuro? Cosa pensavo di ottenere? Mi sento così piccolo.. Volevo
dimostrare qualcosa a qualcuno? Questo sì. Perché io non sono adulto, non
ragiono e non mi comporto da adulto. Sono grande solo nelle piccolissime cose.
Non
crescere è un ottimo rimedio all'angoscia, che non provo, nemmeno per queste
domande. È qualcosa di diverso quello che io sento: manca una persona che veda
le cose con me, con prospettive simili. Non uguali, simili: e io ho voglie di
cose assolute e radicali. non grigie, non a metà, non qui…
Prendi e
agisci: ma dove sono tutte queste occasioni? Non le vedo proprio. Vedo troppe
cose uguali, troppa abitudine, vecchie idee dure a morire. Anche troppa paura
di stare da soli. Cavarsela da soli – dico essere mentalmente abituati a non appoggiarsi a qualcuno – non è sempre
facile. Ve lo concedo. Ma vorrei gridare ai protagonisti di queste storie di
non-amore che vedo per le mie strade: «ehi voi, guardate che è possibile, ci si
può reinventare anche da soli!». Ma non siamo abituati. Fosse per me, viaggerei
anche da solo, o in due.. Mi riscopro sempre più solitario – non solo, non
opportunista – e vorrei gridare a un po’ di persone che non è male, né
sbagliato.
Mi
piacciono le sfumature nuove che si danno alle persone, quelle già conosciute
un tempo. Non credo nei «migliori amici», nelle «esperienze che fanno crescere»,
nel «conoscendoti, questo libro potrebbe piacerti». Credo negli interessi
comuni, nelle visioni comuni, nelle scenografie comuni. Nella cosa che è giusta
in quel momento lì, senza un senso. Penso quindi che se le persone stanno bene
insieme, debbano vivere in Comune. Credo gran poco a questa Laurea, a cui tanto
ho lavorato e sulla quale si berrà su un giorno, forse due. Per poi tornare a
guardarsi fra di noi con le stesse facce, le stesse idee, le stesse battute
troppo volgari. Non
sono pronto al compromesso al ribasso. Questo, quello, quest’altro.. E poi te,
te, te..
Un vicentino per il mondo è un
titolo bellissimo, lo guardo stagliarsi nel frontespizio carattere calibri, fiero come il mio sguardo: e
provo una grande angoscia, forse invidia. Chi mi porta via con sé? Nessun ripensamento: nemmeno se mi rituffo in quei due o
tre punti di paesaggio assoluto che per me sono idee.
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