Solo ora, in
ritardo come sempre, capisco che l’amore eccessivo per le proprie cose non è affatto
un bene. C’è troppo al di là di questa nostra città, che ama così tanto
specchiarsi in se stessa, per fermarsi sul più bello, cioè qui, a Vicenza. La sicurezza
e la tranquillità sono sensazioni pericolose, negative, comportano emozioni bugiarde,
finte certezze che ti cullano sì, ma che ti drogano, fino a trovarti impreparato.
Non ho più voluto
trovarmi impreparato. Conosco Vicenza, conosco la tranquillità.
La Biblioteca conserva
i libri della mia tesi dentro sale antiche coi pavimenti in legno che i
segretari chiamano «riservate», dove rivedo tutta la bellezza di poter studiare i libri:
parole di gente più brava di me che non mi sogno nemmeno di eguagliare, o di superare.
Vicenza impone
due stati mentali ben precisi, antitetici, incongiungibili. Non è una città che
permette di mediare fra due modi di essere. C’è la vicentinità DOC, occlusiva, inconscia,
che riproduce le stesse dinamiche, eternamente, fra le stesse persone, nelle
stesse situazioni, nei soliti posti. E c’è la vicentinità di chi è fuori
Vicenza, non solo fisicamente: altrettanto affezionata alla città e alle sue
storie, ma che ormai ha visto troppo, o crede di averlo fatto; questi occhi
guardano Vicenza e la loro testa osserva la città pensando a situazioni altre; casa loro è un passaggio che merita un
gran sorriso, una sosta per riordinare le idee.
Io oscillo, sogno
che vicentini bianchi e vicentini rossi possano parlare la stessa lingua, ma non
è questo il tempo, giustamente. Allora mi limito ad osservare questo ed altro,
mi diverto molto, perché lo spriz, i lampioni rossi e la bellezza del Palladio uniscono
tutti e cancellano queste sciocche riflessioni.
Mi emoziona
Piazza delle Erbe sotto Natale, perché tutti noi vicentini siamo molto belli e
felici in quei momenti lì, e stop. Lì sì, siamo molto uguali. Ma finisce anche lo
spriz, finiscono le vacanze e gli esami, il Cancelletto chiude e la piazza si
svuota di questi e di altri tipi di vicentini. E io mi sento più solo.
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