Nel pomeriggio mi sono trovato
da solo. Capisco che è normale solo fino a un certo punto: oggi è una mia
decisione, anche se succede a tutti, succede spesso. Sento che a conti fatti è
una mia responsabilità: insomma che è un momento dove voglio la mia casa,
quella degli affetti più sicuri, che non devi conquistare, meritare, coltivare
ogni giorno magari rischiando molto, provando anche a sbagliare, con nuove
persone.
Sono da solo
e lontano da casa, e in questi istanti molto veri mi rendo conto di approfittare
degli affetti, sia di quelli già imbustati, sia di quelli in arrivo. È una
libertà che mi prendo da qualche anno, un’altalena che dondola in modo troppo
irregolare, insomma un gioco pericoloso, in bilico fra le mie paure e i
sentimenti di chi mi guarda, di chi impara a conoscermi e ad amarmi. So di
giocarci ma faccio finta di non saperlo.
Mi convinco di non saperlo.
È bene questa distanza anche
per questo: per capire a quale gioco sto giocando.
Ci vinco o ci perdo? Ci gioco?
Più volte so di staccare la
presa, credo in molte occasioni. Ma di questo, non riesco ancora a darmi una
colpa: non sono d’accordo con i coraggiosi che insistono a urlare sempre tutto,
e che poi la questione si risolve. Non lo credo vero perché a voler scovare
ogni cosa, a voler dare parola e forma ai pensieri più brutti, poi si finisce
per ingigantirli, si arriva a farli vincere su quelli luminosi e questo è un
gran brutto errore, peggio di “è” senza accento.
Mi sento così solo in questa
stanzetta dove accolgo e respingo le persone, e so che domani non sarà più
così, che troverò un altro pensiero per tenere occupata la mente.
Ma intanto continuo a
comportarmi de cette façon, felice di conquiste fin troppo facili,
scontate. Cristo, capisco il perché della divisa, per me in particolare: è la
sicurezza di una gioia enorme, un giubbotto salvagente che mi fa piangere dal
bene, dalla serenità di correre con calma.
Mi dico che dovrei avercelo
sempre addosso.
Poche sono le
cose che mi rendono sempre forte come la rupe, ci ritorno sorridendo al solo
pensiero, una roccia che è solo mia.
stiamo forse diventando grandi? parli di approfittare degli affetti, ma non sarà che cerchiamo di goderne? relazionarsi col mondo in modo adeguato mi sembra il mestiere più difficile dell'anno, io ci provo tutti i giorni dell'anno senza ferie...
RispondiEliminati abbraccio nel pensiero, pensiamo vicini mi sembra.
P.