Ci ho pensato se scrivere questo post, pensavo alla facce di alcuni amici a leggere certe parole. Penso a quelle facce anche adesso. Sono stanco di seguire certe non-discussioni, soprattutto virtuali, certe non-prese di posizione. Allora provo a dire la mia, provo senza retorica.
Buridano è un filosofo francese del Medioevo. Si è inventato la storia di un asino, il quale, di fronte a due secchi, uno di acqua e uno di avena, posti alla stessa distanza da sé, rimane immobile senza scegliere nessuno dei due, proprio perché li avrebbe voluti entrambi, ma non sapendo e volendo decidere, alla fine muore di stenti.
Cosa sto dicendo? Che le elezioni primarie della città saranno una cosa importante, anche se molti non ne faranno parte o non ne verranno toccati. Eppure è raro, infrequente, avere a Vicenza un'occasione così ghiotta per dare un verso o un senso al nostro schieramento politico. Anche i meno informati sanno infatti che le persone, le dinamiche, gli argomenti che riguardano il futuro della città sono destinati a cambiare radicalmente.
Ora, lasciamo da parte la solita retorica del diritto-dovere, dell'essere protagonisti, anche perché non credo proprio che le votazioni siano l'unico strumento per cambiare le cose (si veda lo scorso referendum). Soprattutto non credo che gli strumenti che i cittadini hanno a disposizione debbano necessariamente passare per la delega, per l'approvazione di/degli altri o per il riscontro pubblico: un giorno vorrei parlare, ad esempio, dell'insopportabile retorica vicentina che ci ha invaso dai tempi degli "angeli del fango". Quando la smetteremo di usare questi linguaggi per normali atteggiamenti di civile convivenza?
Tornando al dunque, è davvero stupido pensare che la consultazione del 3 dicembre non sia importante, che votare uno qualsiasi dei 3 candidati cambi poco. Queste parole sono fastidiose. Qui non si parla di "sindaco di tutti", finalmente. Si parla del sindaco della "nostra" parte, in una Regione dove siamo l'assoluta minoranza politica e culturale. Eppure in città il centrosinistra governa da dieci anni. Quindi caliamoci in questa realtà, che ha la fortuna di non vedere ronde, coprifuoco in centro, ordinanze, militarizzazione, scontro sociale. Non è tutto oro ciò che luccica ma dobbiamo capire che in questo scenario le Primarie sono un'opportunità.
Non-agire, come l'asino di Buridano, è una tentazione capibile. Significa esitare tra due scelte, paura di sprecare fiducia ed energie, e questo si traduce nel non prendere posizione, perché un candidato o l'altro, andare o non andare, crederci o mandare a fanculo, sono binomi difficili da affrontare che a volte condividono sentimenti simili. La mia associazione, Vicenza Capoluogo, ha rischiato. Ha provato a spezzare la storia dell'asino. Io c'ero. Abbiamo scelto di appoggiare qualcun altro, addirittura un giovane - e un giovane iscritto a un Partito. Noi abbiamo capito che era la scelta più giusta.
La scelta migliore c'è. Ma anche se così non fosse, non è fondamentale quantomeno provare a cercare la soluzione che non ci immobilizzi? Non ha senso continuare verso nuove possibili varianti? Abdicando a fare la scelta migliore in queste Primarie, può capitare che tutte le opzioni perdano di senso e così rimaniamo senza niente. L'indecisione, infatti, è la migliore ladra di opportunità.
L'opportunità oggi è Giacomo Possamai. Si può dire che non lo si vota per protesta verso i partiti, verso il PD, la Tav, Borgo Berga... ma non sarà l'ennesima scelta di non scegliere a portare lontano, anzi. É una riflessione troppo comoda, che ci abitua a negare "la migliore città possibile" e le scelte democratiche. Questo non va bene. Si devono cambiare questi giochi, questi partiti, questi politici, non fare di tutta l'erba un fascio.
Altro errore è il trito e ritrito "sono tutti uguali". Sbagliato. Sostenere Bulgarini, Possamai o Dalla Rosa vuol dire fare una scelta invece che un'altra. Sono scelte diverse e precise, perché sono modi di fare precisamente diversi. Anche concretezza e realismo dovrebbero spingerci a votare.
Il candidato Possamai mi sembra quello più convincente. Sinceramente, non sapevo cosa pensare della sua candidatura. Forse ho detto: "ma dai!"; conosco Giacomo dal Liceo, con lui ho condiviso qualche momento di politica giovanile, ma quella piattaforma, dove lui si spende da sempre, non era la mia. Credo che chiunque lo abbia ascoltato queste settimane sia stato in grado di sgonfiare da solo il bluff su incompetenza e giovane età. Fra le critiche, questa è la meno sensata: la capacità di manovra e la conoscenza degli organismi istituzionali fanno di lui un amministratore serio, anche troppo.
Io penso che infastidisca che il migliore candidato possa essere un giovane esponente del PD. Un "politicante" di mestiere. Ho già spiegato che capisco perfettamente i motivi di questa freddezza. Inoltre, il suo essere amico di tutti e persona corretta non lo sta certo aiutando. Ma anche qui, rischiamo, come dice Zagrebelsky di essere come "chi guarda da un lato solo e non vuole sapere dell'esistenza d'altri lati ch'egli per il momento non vede. É un individuo pericoloso, chi si lascia convincere dalle apparenze, poiché non sa scorgere ciò che le ombre nascondono".
Ho guardato da tutti i lati e ho trovato alcune cose al netto davvero positive.
Numero 1. Possamai ha agito con un suo stile. A volte mi son detto: "dì qualcosa di sinistra!", "sii più incazzato!". Ma se guardiamo al cuore delle cose, osserviamo i suoi atteggiamenti, è l'unico dei tre candidati che ha sposato un atteggiamento di vero rispetto per la Coalizione e per il Ruolo al quale si candida. La cosa che mi è piaciuta di più, lavorandoci con Vicenza Capoluogo, è stato il suo passo indietro. Ci ha detto: "da solo non so fare tutto, ma insieme possiamo farlo bene". Questo per me conta molto: fare le cose con il giusto stile, credere nella città senza dietrologie.
Numero 2. Possamai non decide da solo. Questo è evidente. É quindi una grande opportunità, soprattutto per i giovani (almeno una parte), per avvicinarsi alla città, all'amministrazione e all'impegno civico. Non è un uomo solo al comando, come gli altri due, ma crede nell'idea di squadra. Gli uomini soli al comando mi spaventano.
Numero 3. Personalmente, mi premeva ascoltare i temi legati alla Partecipazione e alla Cultura. Ecco, più che le proposte in sé (che poi tra il dire e il fare...) è stato il metodo da tenere a sembrarmi originale, bello. Giacomo mi pare davvero aperto al dialogo: mi piace che consideri il Comune un "regista" che mette insieme realtà diverse e incoraggia proposte dal basso. Io questo l'ho visto, nel suo spendersi dietro le linee a Laghetto. O quando ci ha incontrato come capi scout. La sua speranza è andare oltre a strumenti come il bilancio partecipativo, per coinvolgere la città. Ci si è adoperati concretamente per costruire nuovi centri di quartiere (conoscete Lagorà?), centri che possano offrire un servizio alla comunità e non semplici sedi da affittare ad associazioni e gruppi di turno. Si è studiato (basandoci su chi l'ha già applicato, come Bologna) il Regolamento di condivisione dei beni comuni, basato sull'idea che più soggetti possano condividere l'uso del medesimo bene pur non essendone proprietari, per prendersi cura in modo organizzato dell'ambiente, della cultura e della memoria.
L'incontro con Guido Beltramini (la sua mostra sull'Ariosto un ca-po-la-vo-ro) e il Sindaco di Ferrara è stato un bel segnale per costruire un nuovo modello culturale, coinvolgendo la città sul proprio patrimonio con le scuole, in una continuità di proposte culturali finalizzate a rilanciare le eccellenze della città, alternando in modo continuato il piccolo e il grande evento, coinvolgendo università e startup giovanili. A cominciare dal tesoro nascosto che è la Biblioteca Bertoliana.
Ci sarebbero altre cose da dire su Possamai candidato, probabilmente anche negative, ma queste sono quelle che sento più decisive, per la mia scelta. Avrò già scritto molte inesattezze, da vero asino. Certo è che il paradosso di Buridano può dar spazio a molteplici letture, ma la cosa sicura è che se l'asino alla fine muore, muore perché non sa scegliere, o preferisce non scegliere.
Conoscete quella frivola storiella
di un certo asino di cui si discute a scuola?
Ottimo articolo!
RispondiElimina:) Grazie Mickey
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