lunedì 20 aprile 2020

Torino, casa Levi

Di questo libro rapisce la straordinaria delicatezza con la quale Natalia Ginzburg racconta le vicende della sua famiglia e della propria giovinezza, nella Torino del Ventennio. È la storia della famiglia Levi dagli anni Trenta fino ai primi anni del dopoguerra. Natalia è l'ultima di cinque figli: il padre, insegnava anatomia comparata all'università. Ricordando le storie del suo passato, Natalia ripercorre il linguaggio, i modi di dire, le consuetudini del suo passato. È un libro “delicato” perché anche il contorno storico (il fascismo, gli arresti, le leggi razziali, la guerra) non stravolgono l’affetto della memoria per i propri cari.  

È anche la storia di grandi personaggi che frequentano l’ambiente colto dei Levi, personalità fondamentali della storia italiana, ma qui descritte con ironia e divertimento, con semplicità, nella vita di tutti i giorni.

Frequentando questi intellettuali Natalia conosce Leone, studioso e traduttore della letteratura russa. Alla famiglia si intrecciano eventi e nomi cruciali della cultura antifascista torinese: da Filippo Turati a Vittorio Foa, da Adriano Olivetti (che diventerà cognato di Natalia), a Cesare Pavese, Felice Balbo, Eugenio Montale. Il fascismo per i Levi significa - nell'ordine - la perdita del lavoro, prigionia politica, confino e, come nel caso del marito Leone, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, morte.

“Prende il cuore”, avvicinandosi al prossimo 25 aprile, trovare nella storia di questa famiglia un antifascismo naturale, istintivo, semplice: il loro "no" pare l'unica reazione possibile al male di quel tempo. Un "no" che significherà, per gli uomini di casa, la continua necessità di nascondersi, e non sarà sufficiente. 
A dispetto degli eventi narrati, non è affatto un libro triste. Tutto (i ricordi, gli amici, le idee, le paure, la lotta per ribellarsi) è ricordato con calma e amore attraverso il filtro del linguaggio comune, familiare. 

Vediamo la nascita della casa editrice Einaudi. È incredibile, mentre si legge, immaginarsi di essere lì, in mezzo alle grandi menti che hanno fatto la storia della scrittura, della cultura e della politica italiana. In casa dei Ginzburg si nasconde per diversi giorni Filippo Turati, sotto il nome di Paolo Ferrari. Quindi Adriano Olivetti, amico di famiglia. con il quale si combatte silenziosamente contro il fascismo. Natalia ricorda i giorni delle fughe, e “il grande conforto che sentii nel vedermi davanti, quel mattino, la sua figura che mi era così familiare, che conoscevo dall’infanzia, dopo tante ore di solitudine e di paura… E aveva, quando scappammo da quella casa, il viso di quella volta che era venuto da noi a prendere Turati, il viso trafelato, spaventato e felice di quando portava in salvo qualcuno

Enormi gli eventi che fanno da contorno: l’ascesa di Mussolini, la morte di Leone, la prigionia del padre, la fuga dei fratelli. Ma il linguaggio fa memoria. Qualcosa di molto simile all'operazione sulla memoria operata da Meneghello in quegli stessi anni. Lessico Famigliare come Libera nos e Piccoli maestri si aggrappa alle radici, all'urgenza di tenersi stretta la propria identità quando le certezze scompaiono. “Una di quelle frasi o parole ci farebbe riconoscere l'uno con l'altro, noi fratelli, nel buio di una grotta, fra milioni di persone. Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo, ricreandosi e resuscitando nei punti piú diversi della terra”.

In questo passaggio Natalia racconta della sua famiglia e dei suoi amici, della cultura torinese fra le due guerre, di Leone Ginzburg e Cesare Pavese, della casa editrice Einaudi. Troviamo gli aspetti umani di volti noti e la storia raccontata attraverso la vita di tutti i giorni:




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