martedì 24 dicembre 2019

Il Natale più bello

Povertà, è potente nei ricordi di un bambino di Vicenza, una banda di ragazzi del Centro. 
Il Natale del 1940 a Vicenza, quello dei nostri nonni e bisnonni - i miei abitano proprio in via Corpus Domini, dove è raccontato il Prete bello - è per forza di cose povero di possessi e ricco di desideri.

Parise racconta il mondo di alcuni adulti, all'interno del cortile di una città cattolica e fascista. 

Quello della povertà è un concetto a lui caro, di cui fa un'ideologia, “segno distintivo infinitamente più ricco, oggi, della ricchezza… bene personale, una proprietà privata, una ricchezza, il solo capitale nazionale che ormai salverà il nostro paese

Bellezza nella povertà.. 
Come il presepio di mio papà, quest'anno solo una natività nella grotta. 

Buon Natale a noi.



✍ "Era Natale. Come in molte altre città del mondo arrivò anche da noi, nel rione e nei cortili. Vorrei poter descrivere un Natale con vecchi “babbi” di cioccolato, con alberi adorni di ogni ben di Dio, con presepi e doni avvolti in carta di cellofane e nastri; non c’era niente di tutto questo. Tuttavia Natale era Natale e in qualche modo si festeggiava. Non ho più trascorso un Natale così bello e ne provo una nostalgia profonda. 

Anche adesso esistono i poveri, come in ogni tempo passato e futuro, i miserabili, e tutta quella gente che non ha il fuocherello e su cui si è creata tutta una letteratura per quelli che ce l’hanno. 
I poveri non conoscono questa letteratura e fanno il Natale per conto loro, chiusi in un mondo particolare, assolutamente diverso da quello degli altri. Credo sia così per i poveri di tutti i paesi, anzi ne sono convinto, e in ogni caso me lo auguro.

Tutti sanno che è molto meglio desiderare che possedere ogni ben di Dio; finché le meraviglie agognate non si possono toccare hanno la virtù di racchiudere in sé magici significati e i pacchetti di cellofane si crede arrivino direttamente dal cielo, sono profumati, di aria, di stratosfera, di ozono e più giù, verso terra, di nebbia; sono tutti lucenti come se le stelle indirizzassero i loro bagliori a scintillare su di essi. 


Noi si era di quelli che desideravano. E solo noi o quelli come noi, potrebbero dire l’odore dei cioccolatini in forma di minuscoli castelli, di animali domestici, di lanterne, che traboccavano dai grandi magazzini e dalle pasticcerie. 

Chi conosceva a fondo la luce, i bagliori, lo scoppiettio dei piccoli razzi da dieci centesimi eravamo noi che stavamo col naso e gli occhi sopra lo spettacolo inalando le scintille fino all’ultimo. Non passerò più un Natale come quello. C’erano Cena, Liliana, il via vai delle signorine, avvilimento della mamma che aveva desideri e ambizioni per me ma non possedeva che il suo disonore di donna non maritata e neppure un quattrino in borsetta. 

Ah! Il Natale più bello di tutti! E se c’era gente per cui Gesù nasceva il 25 dicembre, quelli eravamo noi e quelli di tutto il mondo della nostra specie.

G. Parise, Prete bello, 1954

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