Tempo.
Mi aggrappo a questi pochi giorni di maschere e di musica per tirare il
fiato e riordinare la stanza.
La scuola è chiusa; anch'io sono fermo mentre tutto, fuori , è in
movimento: la strada, le macchine, i
“grandi” che lavorano, grossi titoli sui giornali che mi sfiorano soltanto, come
notizie dallo spazio.
È una sensazione che mi dà molta pace. “Ci mancherebbe” – “a far nulla!”.
Qui, ora, mi sento bene. Sistemo le schede dei bambini, i progetti
degli scout. Ci sono fogli ovunque, molti da scartare, altri da etichettare,
pinzare e impilare con criterio: reminiscenze del buon tempo speso in
biblioteca. Questo non lo considero
tempo perso. In ogni cassetto c’è qualcosa, chissà se i miei sogni potrebbero
davvero chiudersi qui, pinzati e ordinati in scatole di legno.
Martedì grasso 2017 |
Sento il mio corpo stanco, provato, non lo capisco.
Per questo, forse,
mi avventuro poco all'aria aperta.
Mi limito allo stretto indispensabile: il Menti, le Barche, Venezia, nei giorni
che la rendono così diversa, così viva.
Ho tempo, aspetto Chiara che deve studiare. Insieme giochiamo, come
dice mio papà, “alle costruzioni”. È un gioco costoso e intelligente, mi
sorprende ogni volta, uno di quei giochi al quale non ti stanchi mai di giocare, ricordo di un tempo lontano.
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