“Where
do we go nobody knows?”
È
l'incipit della canzone dei Coldplay che “riproduzione casuale”
mi ha proposto stamattina, mentre mi avviavo in
bicicletta
“a lavoro” per l'ultima volta.
Ho
dedicato gli ultimi venti mesi della mia vita per svolgere il
mio “servizio civile”, in biblioteca.
“Bella
vita”, “capaci tutti!”:
che
dire, può essere.
È
stato però
un periodo intenso, di lavoro vero,
un intervallo di tempo dove sono cresciuto molto.
In un
certo senso, Palazzo San Giacomo è uno dei luoghi della Città al
quale sono più legato.
Amo la
città in cui sono nato: in essa ho investito tempo, energie, ho
creato e curato relazioni, vi ho concentrato il mio studio e il mio
lavoro.
Lo dico
considerando che la maggior parte dei ragazzi della mia età e della
mia generazione “normalmente” compie (o è costretta a compiere)
la scelta – peraltro del tutto ragionevole – di mettere a frutto
altrove i propri talenti e le proprie passioni. Non sono per
niente scettico né ironico al riguardo: io stesso ho avuto
l'opportunità di studiare e laurearmi all'estero, precisamente in
Francia.
Ho però
sempre sentito nel profondo l'esigenza - del tutto personale - di
“mettermi a disposizione” della città, di spendermi in un
ambiente che mi ha sempre dato molto. Sembra retorico ma non lo è:
rimango affascinato ogni volta dalla piccola grande concentrazione di
Cultura - a tutti i livelli - che la città di Vicenza ha prodotto
nei secoli. Non sono un professore né un ricercatore, forse un
semplice idealista: vuoi per l'educazione ricevuta, vuoi per la
testimonianza e l'esempio dei miei professori al Liceo (i miei
“piccoli maestri”)… Ecco spiegata la scelta di
iscrivermi alla facoltà di Lettere, a Padova, dove ho potuto
studiare Meneghello, per la tesi di laurea triennale, e Piovene, per
la magistrale; dove ho conosciuto lo stile inimitabile di Goffredo
Parise; da dove sono partito per leggere così tanto di Vicenza: a
cominciare da una vera e propria ”istituzione” come Fogazzaro,
per arrivare ai contemporanei: Diamanti, Stella, Veladiano… ; e
come non citare il poeta delle nostre montagne (sono pur sempre uno
scout!) Rigoni Stern, o il poeta delle nostre strade, Fernando
Bandini, che così tanta parte di sé ha lasciato nelle aule della
mia Facoltà? Ricordo bene il suo funerale, tutti i miei professori
presenti, la lettura dei suoi versi… ma ora basta, divago!
Perché
sto scrivendo tutto questo?
Perché
questo immenso patrimonio di bellezza e di grandezza tutta vicentina
trova - idealmente e materialmente – sistemazione, cura e riposo
proprio nella Biblioteca Bertoliana.
Una volta
selezionato, ho accettato senza pensarci, a dispetto di altre
proposte lavorative.
Col senno
di poi, da un punto di vista “professionale”, non sono in grado
di stabilire se sia stata una scelta giusta o sbagliata. Questo lo
giudicherò con il tempo, consapevole di quanto sia difficile, oggi,
trovare un minimo di stabilità lavorativa, a maggior ragione per chi
ha studiato materie umanistiche.
Sì,
potrebbe essere stata una scelta sbagliata.
È stata
però una scelta vera, serena, che mi ha reso felice e che mi ha
fatto crescere.
Sono da
sempre un utente della biblioteca: perché vicentino (i vicentini
proprio qui vengono per ri-trovarsi, per ri-conoscersi),
perché studioso (o presunto tale), perché amico appassionato dei
libri ospitati in questo Palazzo di Contrà Riale.
Ora, avevo
davanti a me l'opportunità di toccarli, questi libri, annusarli,
vedere come e dove venivano conservati, in quale ordine, rispondere
dal vivo alla domanda: quali altri tesori vicentini vengono qui
protetti nel tempo e dal tempo?
Ho avuto
la possibilità di rispondermi, di conoscere e vedere dei luoghi
incredibili, come il magazzino di Palazzo San Giacomo, la Sala
Manoscritti, le parti del chiostro interdette agli utenti: spazi che
conservano le tracce di quello che fu, verso la fine del 1600,
l'antico convento dei padri somaschi. Ho conosciuto le storie dei
manoscritti e delle opere a stampa di maggior pregio conservate nella
“Stanza del Capitolo”: e a quante persone capita di trovarsi da
soli di fronte a una Divina Commedia del 1395, o a un mappamondo del
1448? e ancora: a erbari, bibbie, classici latini stampati nei
formati più diversi, con le miniature dai colori più spettacolari?
Ho avuto
la fortuna di offrire e tradurre la mia passione e le mie competenze
(in molti casi: le mie semplici mani, le braccia) a servizio delle
esigenze della Bertoliana: nel mio piccolo, ho fatto del mio meglio.
C'è, ci sarà - un estremo bisogno di rendere “viva” la
Bertoliana procedendo nella costruzione di quegli strumenti,
cataloghi e inventari, che consentano agli utenti di prendere visione
e di conoscere sempre meglio il patrimonio custodito: inventari,
cataloghi, il mio lavoro.
Senza
questi strumenti, qualsiasi valorizzazione è preclusa.
Non sono
volumi qualsiasi. Io sono partito dalla Raccolta Beltrame, ricca
donazione arrivata in Bertoliana pochi giorni prima dell'inizio del
mio anno di servizio civile: manoscritti,
libri antichi, originali autografi
dedicati
soprattutto
alla storia della scienza e
a Vicenza e il suo territorio, temi che
tanto appassionarono
l'imprenditore vicentino. Si
tratta di materiale delicato, a volte dei semplici fogli di sentenze,
abiure,
bandi
pubblici, lettere
autografe, stampe varie.
Ho potuto
anche organizzare una mostra, che abbiamo chiamata Signa, sugli
autografi illustri posseduti dalla Bertoliana. Leopardi, Manzoni,
Foscolo, il “mio” amato Meneghello: alcuni dei nomi di primissimo
piano della storia della cultura italiana che abbiamo portato in
Palazzo Cordellina. Abbiamo recuperato la storia dei personaggi, i
legami di questi scritti con Vicenza, le vicende nascoste sotto
l'inchiostro delle lettere.
Scrivo
queste righe perché mi serve, perché nel farlo è stato
bello tornare con la mente al mio lavoro: ai volumi antichi e moderni
catalogati, alle facce che mi hanno parlato della Biblioteca, ai
testi preparati per la mostra…
Ecco, i
momenti che ho preferito - fra tutti - sono stati quelli in cui mi
sono potuto avvicinare alle cose più preziose conservate qui in
Bertoliana: le testimonianze dirette di autori e uomini, vicentini e
italiani, del passato. Se una biblioteca di conservazione ha una
macchina così complessa, elaborata, rigorosa, è proprio perché in
cima a tutto questo apparato risiede l'amore per cultura, in forma di
libro, di lettera, di archivio.
Curare e
rendere conoscibile e fruibile la nostra cultura è l'obiettivo di
una biblioteca come la Bertoliana.
Mi chiedo
se la cittadinanza, e soprattutto i suoi amministratori, se ne
rendano conto.
Che
emozione concedersi un po' di tempo in Sala Manoscritti! Ricordo
quando mi sono intrufolato nel Carteggio di Piovene -, ma anche
quando tenevo in mano le lettere (mai esposte prima di “Signa”)
di Meneghello alla moglie, o quando in Ufficio è arrivata una
litografia del 1905 pubblicizzante le “caramelle igieniche” in
vendita a Vicenza; e ancora: un antico biglietto del lotto veneziano
(“il lotto delle donzelle”) trovato all'interno di in un volume
della stanza Q che stavo catalogando…
chicca suggerita da Varner |
E poi
l'altra Laura. E Stefano, persona di poche parole ma di grande umiltà
e competenza.
E infine
il Presidente Pupillo, che definirei semplicemente una grande e bella
persona;
e Varner,
che mi ha illuminato con delle chicche di storia della musica, nei
momenti della pausa.
Fra i
defunti volevo citare le persone che ho conosciuto quest'anno: Fedele
Lampertico, Giancarlo Beltrame, Rienzo Colla. Lavorando i loro libri,
una parte di loro ho conosciuto.
Qualcosa
da domandare loro ce l'avrei. Probabilmente anche qualcosa di cui
scusarmi: sicuramente qualche errore l'ho commesso, sistemando le
loro biblioteche.
Concludo
con quegli autori vicentini che sono entrati nella “mia”
personale biblioteca, quest'anno: Virgilio Scapin, Gigi Ghirotti,
Giulio Cisco, Nerina Noro.
E adesso
dove andiamo? Nessuno lo sa!
“Where
do we go nobody knows?
Don't ever say you're on your way down
When God gave you style and gave you grace
And put a smile upon your face ?”
Don't ever say you're on your way down
When God gave you style and gave you grace
And put a smile upon your face ?”
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