martedì 4 ottobre 2016

il mio servizio civile


Where do we go nobody knows?

È l'incipit della canzone dei Coldplay che “riproduzione casuale” mi ha proposto stamattina, mentre mi avviavo in bicicletta “a lavoro” per l'ultima volta.
Ho dedicato gli ultimi venti mesi della mia vita per svolgere il mio “servizio civile”, in biblioteca.
Bella vita”, “capaci tutti!”: che dire, può essere.

È stato però un periodo intenso, di lavoro vero, un intervallo di tempo dove sono cresciuto molto.
In un certo senso, Palazzo San Giacomo è uno dei luoghi della Città al quale sono più legato.
Amo la città in cui sono nato: in essa ho investito tempo, energie, ho creato e curato relazioni, vi ho concentrato il mio studio e il mio lavoro.
Lo dico considerando che la maggior parte dei ragazzi della mia età e della mia generazione “normalmente” compie (o è costretta a compiere) la scelta – peraltro del tutto ragionevole – di mettere a frutto altrove i propri talenti e le proprie passioni. Non sono per niente scettico né ironico al riguardo: io stesso ho avuto l'opportunità di studiare e laurearmi all'estero, precisamente in Francia.
Ho però sempre sentito nel profondo l'esigenza - del tutto personale - di “mettermi a disposizione” della città, di spendermi in un ambiente che mi ha sempre dato molto. Sembra retorico ma non lo è: rimango affascinato ogni volta dalla piccola grande concentrazione di Cultura - a tutti i livelli - che la città di Vicenza ha prodotto nei secoli. Non sono un professore né un ricercatore, forse un semplice idealista: vuoi per l'educazione ricevuta, vuoi per la testimonianza e l'esempio dei miei professori al Liceo (i miei “piccoli maestri”)… Ecco spiegata la scelta di iscrivermi alla facoltà di Lettere, a Padova, dove ho potuto studiare Meneghello, per la tesi di laurea triennale, e Piovene, per la magistrale; dove ho conosciuto lo stile inimitabile di Goffredo Parise; da dove sono partito per leggere così tanto di Vicenza: a cominciare da una vera e propria ”istituzione” come Fogazzaro, per arrivare ai contemporanei: Diamanti, Stella, Veladiano… ; e come non citare il poeta delle nostre montagne (sono pur sempre uno scout!) Rigoni Stern, o il poeta delle nostre strade, Fernando Bandini, che così tanta parte di sé ha lasciato nelle aule della mia Facoltà? Ricordo bene il suo funerale, tutti i miei professori presenti, la lettura dei suoi versi… ma ora basta, divago!

Perché sto scrivendo tutto questo?
Perché questo immenso patrimonio di bellezza e di grandezza tutta vicentina trova - idealmente e materialmente – sistemazione, cura e riposo proprio nella Biblioteca Bertoliana.
Una volta selezionato, ho accettato senza pensarci, a dispetto di altre proposte lavorative.
Col senno di poi, da un punto di vista “professionale”, non sono in grado di stabilire se sia stata una scelta giusta o sbagliata. Questo lo giudicherò con il tempo, consapevole di quanto sia difficile, oggi, trovare un minimo di stabilità lavorativa, a maggior ragione per chi ha studiato materie umanistiche.
Sì, potrebbe essere stata una scelta sbagliata.
È stata però una scelta vera, serena, che mi ha reso felice e che mi ha fatto crescere.
Sono da sempre un utente della biblioteca: perché vicentino (i vicentini proprio qui vengono per ri-trovarsi, per ri-conoscersi), perché studioso (o presunto tale), perché amico appassionato dei libri ospitati in questo Palazzo di Contrà Riale.
Ora, avevo davanti a me l'opportunità di toccarli, questi libri, annusarli, vedere come e dove venivano conservati, in quale ordine, rispondere dal vivo alla domanda: quali altri tesori vicentini vengono qui protetti nel tempo e dal tempo?

Ho avuto la possibilità di rispondermi, di conoscere e vedere dei luoghi incredibili, come il magazzino di Palazzo San Giacomo, la Sala Manoscritti, le parti del chiostro interdette agli utenti: spazi che conservano le tracce di quello che fu, verso la fine del 1600, l'antico convento dei padri somaschi. Ho conosciuto le storie dei manoscritti e delle opere a stampa di maggior pregio conservate nella “Stanza del Capitolo”: e a quante persone capita di trovarsi da soli di fronte a una Divina Commedia del 1395, o a un mappamondo del 1448? e ancora: a erbari, bibbie, classici latini stampati nei formati più diversi, con le miniature dai colori più spettacolari?

Ho avuto la fortuna di offrire e tradurre la mia passione e le mie competenze (in molti casi: le mie semplici mani, le braccia) a servizio delle esigenze della Bertoliana: nel mio piccolo, ho fatto del mio meglio. C'è, ci sarà - un estremo bisogno di rendere “viva” la Bertoliana procedendo nella costruzione di quegli strumenti, cataloghi e inventari, che consentano agli utenti di prendere visione e di conoscere sempre meglio il patrimonio custodito: inventari, cataloghi, il mio lavoro.
Senza questi strumenti, qualsiasi valorizzazione è preclusa.

Non sono volumi qualsiasi. Io sono partito dalla Raccolta Beltrame, ricca donazione arrivata in Bertoliana pochi giorni prima dell'inizio del mio anno di servizio civile: manoscritti, libri antichi, originali autografi dedicati soprattutto alla storia della scienza e a Vicenza e il suo territorio, temi che tanto appassionarono l'imprenditore vicentino. Si tratta di materiale delicato, a volte dei semplici fogli di sentenze, abiure, bandi pubblici, lettere autografe, stampe varie.

Ho potuto anche organizzare una mostra, che abbiamo chiamata Signa, sugli autografi illustri posseduti dalla Bertoliana. Leopardi, Manzoni, Foscolo, il “mio” amato Meneghello: alcuni dei nomi di primissimo piano della storia della cultura italiana che abbiamo portato in Palazzo Cordellina. Abbiamo recuperato la storia dei personaggi, i legami di questi scritti con Vicenza, le vicende nascoste sotto l'inchiostro delle lettere.

Scrivo queste righe perché mi serve, perché nel farlo è stato bello tornare con la mente al mio lavoro: ai volumi antichi e moderni catalogati, alle facce che mi hanno parlato della Biblioteca, ai testi preparati per la mostra…

Ecco, i momenti che ho preferito - fra tutti - sono stati quelli in cui mi sono potuto avvicinare alle cose più preziose conservate qui in Bertoliana: le testimonianze dirette di autori e uomini, vicentini e italiani, del passato. Se una biblioteca di conservazione ha una macchina così complessa, elaborata, rigorosa, è proprio perché in cima a tutto questo apparato risiede l'amore per cultura, in forma di libro, di lettera, di archivio.
Curare e rendere conoscibile e fruibile la nostra cultura è l'obiettivo di una biblioteca come la Bertoliana.
Mi chiedo se la cittadinanza, e soprattutto i suoi amministratori, se ne rendano conto.

Che emozione concedersi un po' di tempo in Sala Manoscritti! Ricordo quando mi sono intrufolato nel Carteggio di Piovene -, ma anche quando tenevo in mano le lettere (mai esposte prima di “Signa”) di Meneghello alla moglie, o quando in Ufficio è arrivata una litografia del 1905 pubblicizzante le “caramelle igieniche” in vendita a Vicenza; e ancora: un antico biglietto del lotto veneziano (“il lotto delle donzelle”) trovato all'interno di in un volume della stanza Q che stavo catalogando…

chicca suggerita da Varner
Ho conosciuto dei vicentini pazzeschi. Sia vivi che morti. Fra, i vivi non posso non citare Laura, collega di Ufficio, di Servizio Civile e di viaggio nel mondo di Rienzo Colla.
E poi l'altra Laura. E Stefano, persona di poche parole ma di grande umiltà e competenza.
E infine il Presidente Pupillo, che definirei semplicemente una grande e bella persona;
e Varner, che mi ha illuminato con delle chicche di storia della musica, nei momenti della pausa.

Fra i defunti volevo citare le persone che ho conosciuto quest'anno: Fedele Lampertico, Giancarlo Beltrame, Rienzo Colla. Lavorando i loro libri, una parte di loro ho conosciuto.
Qualcosa da domandare loro ce l'avrei. Probabilmente anche qualcosa di cui scusarmi: sicuramente qualche errore l'ho commesso, sistemando le loro biblioteche.
Concludo con quegli autori vicentini che sono entrati nella “mia” personale biblioteca, quest'anno: Virgilio Scapin, Gigi Ghirotti, Giulio Cisco, Nerina Noro.

E adesso dove andiamo? Nessuno lo sa!

Where do we go nobody knows?
Don't ever say you're on your way down
When God gave you style and gave you grace
And put a smile upon your face ?”