domenica 19 maggio 2013

Vicentini di Città


La storia più bella, nei libri, è quella con l’Artista che si allontana da casa e poi ritorna, vede, racconta. Forse è proprio una tecnica per scrivere opere grandi. Cavolo, funziona: le parole riescono meravigliose. Cos’è avere una cultura? Credo questo: essere abili a ri-conoscere. Ri-: c’è bisogno di esperienza prima, qualche sbaglio e molti viaggi. Dopo capisci di appartenere
Non lo dico io, ma i poeti, i grandi politici, qualche cantante.

A Vicenza, piccola città, c’è una scuola di fotografia importante: Fogazzaro, Piovene, Parise. Fra loro io preferisco Gigi Meneghello, un maestro del ri-conoscere. Meneghello ha studiato nel mio stesso Liceo: mi affascina il pensiero che parole così belle le abbia immaginate dietro i miei stessi banchi, vedendo le stesse cose, tutti i giorni. Leggo Meneghello e capisco anch’io di appartenere: a un’idea, a qualcuno;
A un posto, soprattutto.
Non mi chiudo gli occhi, non è paura di guardare oltre.
È una sensazione più grande, più difficile.

Mi piace Vicenza e leggere Vicenza: perché qui ho investito grandi energie, amore, del buon tempo. Per le sue strade provo una strana sicurezza che non è abitudine, a volte è calore, perché restituisce il giusto, Vicenza, ripaga quasi sempre. Sorrido, accuso spesso Vicenza di quel Centro vuoto la sera, penso al martedì, al giovedì. Ora sono qui, a scrivere di Meneghello e di altre cose, e viene da ridere. Le serate migliori sono proprio quelle: in bici, si procede storti, Corso Palladio sempre deserto, Piazza Signori vuota e bellissima.
Che silenzio in Centro! Delle macchine puliscono i sanpietrini usando troppa acqua, è uno spreco.
Piovene scrive: «Conoscere Palladio, la Basilica, la Loggia del Capitanio e gli altri attraverso gli studi è una conoscenza imperfetta. Bisogna vederlo, a Vicenza.»
Domani, ancora, mi lameneterò dei pochi bar, della poca musica, poco tutto.
La realtà è che sono felice, sono felice a Ponte Pusterla, sul tardi, quando non c’è alcun rumore, solo l’acqua. 


Un poco mi ri-conosco anch’io, in fondo facciamo così noi vicentini: critichiamo, ci allontaniamo, lo facciamo a ragione, perché la città resta sempre nostra, ci aspetta volentieri, con l’ultimo spettacolo dell’Odeon alle 10 e 10, chissà perché. Per la festa, per il rumore, c’è sempre dell’altro: le sagre, i falò, la Spagna.