Una mia amica
scrive che un po’ le secca perdere. Ho letto quanto scrive col sorriso. il mio
primo pensiero è stato di scrivere questo pezzo. C’entra poco con le sue beghe,
e meglio così, ma la ringrazio, perché mi ha ricordato che ci sono abbonato, a
quelli che perdono. Non è poi così brutto perdere: in generale ha una sua
dolcezza, tutta sua.
Con mio papà
ho pochi momenti e pochi argomenti di cui parlare: uno di questi, fin da quando
ricordo, è il Vicenza. Quando ci vediamo, un po’ per sciogliere l’imbarazzo un
po’ per abitudine, la prima frase, il nostro “buonasera”, è: -“Hai visto il
goal?”- “Come si è giocato?”-. Sono frasi di sempre, di una vita. Strano, per
noi.
Dopo l’ultima
partita non ce lo siamo detti. Non ci siamo nemmeno detti “che brutto, che
triste”: non ci siamo detti niente. Facciamo così entrambi, credo, con le cose
brutte. Ci siamo guardati e abbiamo scelto di non dirlo: è brutto vedere cadere
la squadra. Perché la vediamo giocare fin da bambini entrambi: amichevoli,
coppe e campionato: e quasi sempre partite improponibili. Ma sempre ce la fa,il
Vicenza.
Quando ho
imparato ad andare allo stadio ci andavo con lo zio e con il Papà ed era bello,
bellissimo. Eravamo forti e vincevamo: eravamo felici. Però non si può avere
fortuna per sempre. Siamo diventati fragili e abituati a perdere. Lui non ha
più voluto andare, io sì, lo stesso, anche se sapevo che vincevamo poco, che
avremmo vinto poco.
Quest’anno
siamo retrocessi. Perché abbiamo perso le partite, e molte più del solito,
quasi tutte. E le regole dicono: si retrocede. Mi piaceva la categoria che
giocavamo: appena sotto la Serie Massima, cioè il sogno di ogni calciatore, e
ogni tifoso di calciatori. Una categoria dove si gioca male al calcio, ma appunto
per questo: tutti possono sperare di arrivare lì, a un passo dal fare il Grande
Salto.
C’è tanto
schifo in questo sport, poca poesia, e spesso anche poco sport. Ma io ci trovo
cose grandi. Studio a scuola secoli di storia e di letterature dove tutti
leggevano e parlavano solo di tornei e di guerre fra cavalieri. Intere
generazioni di uomini pazzi e ubriachi di lotte fra genti in arme, come siamo
noi ora drogati del calcio: tutti potevano mettersi alla prova con una stessa
cosa, o almeno raccontarsela, cantare di uno stesso gioco, ma per una propria
parte.
Peccato. Peccato che il
Vicenza sia retrocesso: tifare una squadra, soprattutto se di provincia, è cosa
bella e un pò poetica. Ne ho viste tante di maglie di calcio, ma quella a
strisce bianche e rosse, senza dubbio, è la più bella. È una combinazione di
colori perfetta: dà una luce unica ai calciatori quando il prato è bello verde,
specialmente contro maglie dal colore scuro.
Non sono triste, succede di
peggio nel mondo, sui giornali, per strada, ma dico solo: peccato. Perché al
meteo han detto che d’ora in poi ci sarà una gran bella primavera, proprio
calda. La stagione migliore per vedere le partite, per prendersi lo spritz
prima dello stadio. Ed è un gran peccato che la nostra squadra sia retrocessa,
andare allo stadio con quest’aria bella e sapere che non possiamo più farcela,
così presto. Ma io ci vado lo stesso ho deciso, e i miei amici anche. Non siamo
ultrà: la verità è che noi le vogliamo bene, alla squadra, proprio
bene.
Andiamo allo stadio che poi
magari ci tirano la maglia, i giocatori, prima di cambiare squadra.
E noi che restiamo a vedere la squadra ancora, e ancora, magari ce
la teniamo pure, la maglietta, che l’anno prossimo sarà senza i nomi.