Sono passati due anni esatti dall’illegale invasione russa dell’Ucraina, Stato sovrano aggredito militarmente alle porte dell’Europa, quindi qui, in casa nostra. Oggi, due anni dopo, siamo ancora a chiedere un processo di pace e la fine della strage di civili. Molti di questi sono passati per Vicenza e a Vicenza hanno trovato sostegno e accoglienza.
A due anni dall’invasione russa, era con noi qualche giorno fa il sindaco di Zhytomyr Sukhomlyn con cui il sindaco Possamai, lo scorso 23 novembre 2023, ha firmato l'Accordo di cooperazione e d'intesa allo scopo di promuovere relazioni amichevoli tra le due comunità, vicentina e ucraina, pronti ad azioni che favoriscano lo sviluppo di una cultura della pace e della cooperazione grazie anche all’aiuto di ALDA e del CSV.
Oggi è l’occasione per dire che quanto sta accadendo in Israele e in Palestina è un orrore che interpella tutti noi, come hanno detto 56 sindaci della provincia di Vicenza di diverso colore e provenienza politica, nell’appello all’urgente e non prorogabile cessate il fuoco umanitario in Medio Oriente.
Sono tre parole che circolano da mesi ma che non hanno trovato finora riscontro, - cessate il fuoco- ,
si accompagnano alla richiesta di liberazione degli ostaggi israeliani di Hamas, a garantire dopo mesi di violenza l’incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo la fornitura di aiuti umanitari all’interno della Striscia e la fine delle violenze in Cisgiordania;
Siamo qui perché il riconoscimento del valore della Pace per la città di Vicenza è contenuto negli atti costitutivi e ufficiali dello Statuto Comunale (Articolo 2: Pace e Cooperazione). Uno dei primissimi articoli: non a caso.
così recita:
"il Comune riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli" e “promuove una cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative culturali , di educazione e di informazione con il sostegno delle associazioni che promuovono la solidarietà con le persone e le popolazioni più povere”
Le città sono le istituzioni più vicine ai cittadini. Sono i luoghi dove la vita quotidiana si svolge a tutte le età. Sono comunità di persone, di chi ci nasce e dei molti che arrivano da fuori per scelta o perché non c’è alternativa.
Le città sono le persone e sono anche le prime vittime dei conflitti, delle crisi umanitarie e delle guerre. E non ci sono città dei diritti umani senza società civile e istituzioni determinate a proteggerli e realizzarli.
Per noi i diritti umani sono tante scelte quotidiane, dalle cura dell’ambiente alle scuole fino ai centri antiviolenza, sono i luoghi dove si può dar voce ai pensieri e partecipare alla vita della città.
Abbiamo appena celebrato, al Parco della Pace, il 75e esimo anniversario della Dichiarazione Universale Diritti Uomo, scritta all’indomani della seconda guerra mondiale mettendo proprio al centro dell’ordine mondiale la dignità e di diritti delle persona.
Eppure siamo qui ora perché stiamo vivendo una regressione nella promozione e nella tutela dei diritti umani, regressione che si trasforma in vera e propria illegalità internazionale.
Siamo qui per dire che la strada resta ancora la via istituzionale e giuridica alla pace , anche in questa fase storica. Non ci sono alibi per intraprendere tutte le iniziative necessarie al lavoro multilaterale dell’Onu, dell’Unione europea.
Siamo qui per promuovere educazione dei diritti umani e della cura.
Quello che hanno chiesto i ragazzi e le ragazze ieri sera a Pisa, e che chiedono tanti giovani in Italia
Oggi ho letto un bell’articolo di Viola Ardone sulla Stampa, in riferimento ai fatti di Pisa, che intitola: Quegli studenti sono i nostri figli. Le cariche sono un fallimento.
Chi sono questi ragazzi che chiedono coraggio, posizione e interventi di pace agita? Molti si sono rivolti anche a noi, all’amministrazione, smarriti e critici verso le istituzioni per chiedere spazio, coerenza voce di speranza e di radicalità
Scrive Ardone:
Sono estremisti? O sono ragazzi e ragazze scese in piazza per esprimere un pensiero e chiedere un cessate il fuoco? Sono quelli a cui abbiamo insegnato fin da piccolini le poesie sulla pace nel mondo, quelli a cui abbiamo assegnato i temini contro la guerra, a cui abbiamo fatto disegnare gli arcobaleni e le colombe. […]
si schieri su questa storia la società civile , si schierino i genitori, si schierino gli educatori, le forze dell’ordine […]
A meno che non siamo tutti d’accordo sul fatto che la nuova generazione non abbia diritto di parola, e che vada tacitata prima ancora che prenda le misure per stare nel mondo
A meno che non stiamo insegnando che chi parla e chi si espone pacificamente mosso da un principio o da un’idea faccia bene a ritirarsi a starsene zitto e buono nel tinello di caso appeso al joystick di un videogioco piuttosto che in una strada con uno striscione in mano […]
Avere tanta paura dei ragazzi significa o essere molto deboli o che le voci di quei ragazzini in realtà sono più forti di quanto possiamo immaginare, o magari tutte e due le cose
Ecco come possiamo fare la differenza “da qua”, da questa parte del mondo così vicina e addentro alle crisi globali di oggi, di cui è partecipe e responsabile, con l’educazione alla pace, intercettando il desiderio di giustizia
In una scuola media della città è sorta da qualche settimana un progetto di mediazione umanistica, un programma di sostegno fornito dagli stessi alunni ai compagni, sia vittime che autori di violenza. 20 giovani mediatori si sono formati in orario extra scolastico e dovranno intercettare, scoperchiare e provare a risolvere le situazioni di conflitto tra compagni di scuola ispirandosi ai principi della giustizia riparativa.
Fare pace è verbo , è agire
Nella nostra scuola, nei nostri quartieri e biblioteche, a Kiev, a Gaza nelle 60 guerre in corso nel mondo in questo momento.